Il bosco è quello, gli alberi sono gli stessi, ma mentre anni fa, con la precedente amministrazione, la gestione boschiva e dunque il taglio sono stati disposti e accettati senza fiatare, oggi, con una maggioranza di colore diverso, si grida allo scandalo. Insomma, la battaglia per salvare i boschi a San Pietro Avellana ha ben poco di ambientalista e molto più di politico.
Potrebbe essere questa, in sintesi, la posizione dell’amministrazione comunale guidata dalla sindaca Simona De Caprio e dal vicesindaco Peppino Carlini, confermata direttamente ai nostri cronisti intervenuti sul posto nei giorni scorsi. Dei semplici lavori di gestione boschiva stanno infiammando da settimane le polemiche in paese, ma il Comune è deciso a tirare diritto, forte delle autorizzazioni, dei progetti e dei pareri messi nero su bianco da dottori agronomi forestali. In paese però, alimentata da frange dell’opposizione in consiglio comunale, divampa la polemica e si parla, senza troppi giri di parole, di «condanna a morte di migliaia di alberi».
L’opposizione al taglio boschivo, fomentata appunto dalla minoranza consigliare, è sfociata nella creazione di una pagina sui social, “Salviamo il bosco di Sant’Amico“, poco più di duecento iscritti, attraverso la quale si invitano i «sanpietresi, soprattutto i giovani, con i loro comportamenti fantasiosi, purché pacifici» a scendere in campo, quindi a manifestare se non addirittura a porre in essere comportamenti di disobbedienza civile interponendosi tra le ruspe e gli alberi.
«Anch’io voglio salvare il bosco di Sant’Amico, ma da tutti coloro che sottoscrivono una petizione senza aver capito di cosa si tratta», ha spiegato Claudio Di Ludovico, consigliere comunale, nel tentativo di fare chiarezza. «Il progetto di taglio è del tipo curativo rigenerativo in conformità di un piano di assestamento forestale approvato dall’amministrazione Lombardi nel 2014 e dallo stesso Sebastiano che evidentemente all’epoca o non lo aveva letto o non lo aveva capito» ha precisato l’esponente della maggioranza. Il riferimento è a Francesco Lombardi, l’ex sindaco, e al consigliere che oggi siede all’opposizione, Giuseppe Sebastiano.
«Dirò di più: il progetto di taglio prevede una asportazione di legna pari a meno del cinquanta per cento di quella autorizzabile ed il progettista ha voluto escludere l’ utilizzo di mezzi meccanici per il ricaccio della legna. Cosa che i privati confinanti fanno regolarmente». La ditta incaricata pare si sia dovuta attrezzare con animali da soma per tirare fuori dal bosco la legna tagliata, proprio per evitare ulteriori danni al bosco dovuti al passaggio ripetuto di pesanti mezzi a motore. «È facile schierarsi dietro un allarme del tipo “vogliono distruggere il bosco“, più difficile è studiare cosa si stia facendo e capire perché. – ha chiuso l’esponente della maggioranza – Sebastiano e i suoi amici quando hanno amministrato nella passata amministrazione hanno tagliato anche loro una particella importante del bosco di Sant’Amico. Ora lo hanno dimenticato e senza fornire motivazioni tecnico scientifiche o politiche valide allarmano i sanpietresi chiedendo petizioni incoerenti con il loro stesso operato».