“Lo smantellamento dei servizi sanitari ad opera di Regione e Asrem sembra uno schema che si ripete in maniera speculare tanto nella provincia di Isernia quanto in quella di Campobasso. Mi riferisco in particolare a quello che sta accadendo ormai da anni per gli ospedali di Isernia, Venafro e Agnone, ma anche per quelli di Termoli e Larino”.
E’ quanto afferma Vittorio Nola, consigliere del M5S in Consiglio regionale intervenendo all’incontro tenuto questa mattina a Termoli dove tra gli altri era presente il primo cittadino della città adriatica, Francesco Roberti.
“In virtù delle somiglianze che si possono notare tra le problematiche degli ospedali dell’alto e del basso Molise, ritengo sia opportuno e doveroso che i territori di Termoli e Larino, sul tema, trovino convergenza funzionale – ha aggiunto Nola -. I problemi vissuti da quest’area, resi evidenti dallo stato in cui versano i servizi del San Timoteo e del Vietri, sono sostanzialmente gli stessi di Isernia, Venafro e Agnone. Per questo non bisogna cadere nell’errore di replicare quanto sta avvenendo nella Provincia di Isernia, dove purtroppo i sindaci e lo stesso presidente della Provincia, Alfredo Ricci, si muovono in maniera bilaterale nei confronti di Toma. Ma per il futuro della nostra sanità, e in particolare della medicina territoriale, si dovrà tenere conto necessariamente di quello che sarà il nuovo Pos, quindi anche della complementarietà tra i vari territori”.
Ed ancora ha aggiunto il politico venafrano: “Se Florenzano non procede da subito alle assunzioni e all’acquisto delle tecnologie necessarie per la telemedicina e la diagnostica, visto che Toma ha confermato che in tal senso sono disponibili 7 milioni di euro, anche a Termoli e Larino si rischia l’ennesimo buco nell’acqua. Comuni e Province, in questo scenario, giocano quindi un ruolo fondamentale. Anche da parte loro, come da parte nostra, serve uno sforzo ulteriore per far sì che il territorio maturi la consapevolezza di quello che sarà il suo futuro. Solo così possiamo scongiurare i problemi che si sono già verificati, come ad esempio per il caso della famigerata Torre Covid. Se anche da questo punto di vista non si viaggia uniti – ha concluso – la strada per chi vuole smantellare la sanità pubblica rischia di essere letteralmente spianata”.