Riconsiderare l’idea progettuale che la Provincia di Isernia ha messo in piedi per riconvertire la scuola di San Marco, già sede delle elementari e degli istituti superiori Ipsia e Alberghiero. E’ quanto chiede il consigliere regionale, Andrea Greco. L’immobile è stato ultimato nel 1979 e chiuso nel 2018 per la mancanza di certificazioni antisismiche.
“Il progetto di abbattimento e riconversione della scuola di San Marco – esordisce Greco – rischia di non vedere mai la luce. Nelle ultime settimane, la Provincia di Isernia, contitolare dell’immobile insieme al Comune di Agnone, ha avviato una procedura aperta per l’assegnazione dei “servizi di architettura e ingegneria” con lo scopo di abbattere e realizzare un convitto per studenti e turisti in pieno centro storico. Il costo dell’operazione solo per la progettazione è di oltre 400.000 euro con il bando che scade il prossimo 18 ottobre”. Secondo il politico agnonese del M5S “l’idea partorita nelle stanze di Palazzo Berta, solleva innumerevoli perplessità, tra le quali, la più importante, è rappresentata dalla mancanza di fondi per costruire il nuovo immobile. Stando alle carte, infatti, bisognerebbe reperire circa 6 milioni di euro. Non solo. In un’ottica di rigenerazione urbana e miglioramento delle condizioni di vita in uno dei centri storici più affascinanti del Molise – aggiunge – l’opera appare inadatta al contesto storico – architettonico dove urgono altre infrastrutture”.
Un esempio su tutti è rappresentato dalla cronica carenza di parcheggi lamentata da anni dai residenti. “Altro problema – rimarca Greco – resta l’accessibilità per raggiungere la struttura immaginata dalla Provincia che non ha tenuto conto delle anguste strade tipiche di un rione di epoca medievale”. In seguito il consigliere pentastellato, conscio dell’importanza di realizzare un convitto capace di dare respiro agli istituti scolastici, nonché dell’esistenza di numerose strutture ricettive – soprattutto B&B – che assolvono alla funzione di accoglienza turistica” sottolinea come molteplici sono gli immobili di proprietà del Comune “adatti ad ospitare il nuovo collegio da costruire in tempi brevissimi”. E allora in tale direzione si potrebbe pensare, ad esempio “al convento di Santa Chiara dove il ministero dell’Interno investirà 1,2 milioni di euro o il Palazzo di Città in piazza Plebiscito, già predisposto ad accogliere gli studenti. Quest’ultimo immobile con piccole migliorie potrebbe essere operativo già dalla prossima stagione senza aspettare i tempi biblici della cosa pubblica”.
In estrema sintesi, per Greco, riesaminare l’attuale progetto appare un percorso fattibile e soprattutto di utilità collettiva. “L’importante – ammette – è sedersi ad un tavolo e ragionare su cosa sia meglio fare per il paese”. Dopodiché sull’abbattimento dell’ecomostro completato a fine anni ’70 affianco al convento di San Francesco “l’opportunità più confacente alle esigenze della comunità – ribadisce Greco – è quella della costruzione di una piazza – auditorium all’aperto con parcheggi interrati. Il tutto si concretizzerebbe con costi decisamente inferiori a quelli preventivati”. A questo punto il consigliere regionale ha chiesto un incontro urgente al presidente della Provincia di Isernia, Alfredo Ricci, al sindaco di Agnone, ai consiglieri comunali e al comitato di quartiere, affinché si possa rivalutare il progetto. “L’obiettivo prioritario – sentenzia – è evitare di sperperare 400.000 euro per progettare un’opera che molto probabilmente non sarà mai avviata.
Di tutto ciò ne ho parlato circa due settimane fa con il presidente Ricci”. Ed ancora, negli ultimi giorni Greco conferma di essere stato contattato dall’assessore al Bilancio del Comune di Agnone, Amalia Gennarelli alla quale ha espresso la sua idea che “nasce dal confronto con chi vive quotidianamente i problemi del centro storico”.
Infine, ma non da ultimo è “mia ferma volontà incontrare i responsabili dei Comitati di quartiere, i quali mi risulta, sono all’oscuro del progetto. Con loro – chiosa – si potranno valutare le alternative possibili per realizzare un’opera rispondente ai reali fabbisogni della popolazione.
In definitiva la parola d’ordine è coinvolgere tutti in modo che in futuro non ci siano recriminazioni per decisioni affrettate da parte degli amministratori e della classe politica che hanno il dovere di fornire risposte certe sulla spesa pubblica. Questo è un momento in cui i fondi sulla rigenerazione urbana ci permetterebbero di abbattere un ecomostro per creare uno spazio aperto con diversi parcheggi. Così facendo – conclude – si migliorerebbero sia gli aspetti urbanistici che la qualità di vita dei residenti”.