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  • “Sono andata via perché non mi hanno permesso di fare il mio lavoro”

    “Sono rientrata ad Agnone perché è il paese dove sono nata e cresciuta, dove vivono i miei genitori e soprattutto perché pensavo di dare una mano a far ripartire il laboratorio di Analisi che viveva una stagione di pensionamenti. Probabilmente è stata una illusione, ma quando sono tornata in Molise ci credevo fortemente, ero carica”.

    Carla Marinelli, la biologa 36enne dimessasi nei mesi scorsi lasciando di fatto il laboratorio del Caracciolo sguarnito di dirigenti medici, ha poca voglia di parlare. E’ amareggiata, delusa dall’organizzazione che ha trovato, da quando a gennaio del 2023, ha assunto l’incarico nel presidio di confine dopo aver lasciato Grosseto dove lavorava. “In circa un anno di attività ho messo ‘pezze’ un po’ ovunque. Spesso, sono stata lasciata con un solo tecnico che doveva svolgere anche mansioni di front-office; ho gestito il Poct e fatto tanto altro, ma non è questo il problema. Rifarei tutto”.

    E allora perché la decisione di gettare la spugna, le chiediamo. “Non mi hanno messo nelle condizioni di poter svolgere il mio lavoro per cui tanto ho studiato”. La incalziamo chiedendole di spiegarsi meglio. “Poter ‘processare’ e validare esami solo per i pazienti ricoverati o le urgente, con quelli esterni trasferiti puntualmente ad Isernia, è stato umiliante sotto il profilo professionale”.

    Umiliante, proprio così, perché con una laurea e una specializzazione in tasca, dopo aver prestato servizio in Trentino e Campania, a 36 anni, lo sarebbe per chiunque. “Le premesse e promesse fatte nel momento in cui ho accettato la mobilità per trasferirmi ad Agnone, erano ben altre” rimarca con tristezza.  “Ce l’ho messa tutta e non si contano le richieste a chi dovere per cambiare le cose, ma il continuo avvicendamento dei vertici aziendali e, a questo punto, la poca attenzione dimostrata per il territorio, hanno fatto sì che prendessi la mia strada, in maniera definitiva. Ho aspettato circa un anno per capire quali fossero le intenzioni dell’Azienda”.

    A proposito, si è fatto sentire qualcuno da Campobasso dopo che ha presentato le dimissioni? “Silenzio assoluto” replica la Marinelli, che aggiunge: “Ringrazio la mia famiglia e l’amministrazione comunale di Agnone, con il testa il sindaco Daniele Saia per essermi stata vicina, ma oggi sono costretta a prendere altre strade”.

    Un vero peccato visto l’entusiasmo e la determinazione con le quali la Marinelli era arrivata in alto Molise per contribuire a rilanciare le sorti di un laboratorio, fino a pochi anni fa, considerato il fiore all’occhiello della sanità pubblica regionale. Ancora una volta, come spesso accade in Molise, l’entusiasmo profuso dai giovani, viene soffocato da scelte opinabili, le quali, non fanno altro che affossare quanto di buono costruito negli anni. Amarissima considerazione per una regione che, stando a fatti oggettivi, non ha nessun futuro o, se vogliamo, motivo di esistere. A certificarlo l’ultima vicenda raccontata. Peggio di così…

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