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  • Tavola osca, Paglione al British Museum in posa davanti ad una “patacca”

    «La “nostra” tavola osca. Un’emozione incredibile, adesso, al British Museum». Sono le parole del sindaco Candido Paglione a commento di una foto che lo ritrae all’interno del British Museum di Londra, appunto, accanto alla tavola osca che, secondo la tradizione, sarebbe stata trovata in agro di Capracotta. La Tavola Osca, detta Tavola di Agnone, è un oggetto legato alla storia e alla vita dei Sanniti, i pastori guerrieri che popolarono l’Alto Sannio di cui faceva parte l’Alto Molise nella sua totalità, compresa buona parte dell’Alto Vastese.

    La foto del sindaco sannita accanto al ritrovamento archeologico a Londra rilancia le polemiche attorno alla autenticità di quel manufatto. Secondo alcuni studiosi, come ad esempio il noto architetto Franco Valente, quell’oggetto «dal 1848 viene studiato da tutti gli scienziati dell’epigrafia mondiale e nessuno si era accorto che era una patacca». Sulla dibattuta vicenda ci sono due versioni, una ufficiale e l’altra che dovrebbe essere quella rispondente al vero, stando almeno alle argomentazioni di Valente. In base alla versione ufficiale, appunto, il contadino capracottese Pietro Tesone, nel marzo del 1848, trova, arando, la Tavola e la consegna al proprietario del terreno, Gian Gregorio Falconi. Questi la cede, sempre nel 1848, all’orafo agnonese Vincenzo Paolo D’Onofrio. Nell’ottobre di quell’anno, esce la notizia ufficiale del ritrovamento grazie a Francesco Saverio Cremonese. Nel 1867, l’orafo agnonese vende la tavola all’antiquario di Roma, Castellani, il quale, a sua volta, la vende al British Museum di Londra nel 1873. Da allora l’oggetto sannita è custodito in una teca del British Museum per ragioni tutte da decifrare. C’è poi la versione considerata veritiera da Valente e altri valenti studiosi: «Il contadino capracottese Pietro Tesone, nel marzo del 1848, trova, arando, la Tavola e la consegna al proprietario del terreno, Gian Gregorio Falconi. Questi la cede, sempre nel 1848, all’orafo agnonese Vincenzo Paolo D’Onofrio. Nel 1901, la Tavola, per eredità, passa nelle mani di Tito D’Onofrio e, ancora per eredità, passa alla figlia Ersilia D’Onofrio andata in sposa a Erasmo Amicarelli. Sempre per eredità la Tavola passa ad Adriano Amicarelli, nel 1961 e da questi, ai figli Ersilia, Alberto, Carlo, Paolo, Adriana, Marco, i quali decidono che la Tavola deve appartenere a tutti loro e non solo a uno di loro».

    Insomma, la vera tavola osca sarebbe ancora sul suolo dal quale è stata estratta in circostanze fortuite, mentre agli inglesi, notoriamente dei creduloni, è stata rifilata una vera e propria patacca, un falso, una copia.

    «La cosa non può fare che piacere agli agnonesi che hanno rifilato agli inglesi del British Museum una magnifica, autentica, patacca» commenta infatti l’architetto Valente. L’esistenza di un secondo esemplare della tavola osca risulta agli atti dell’archivio del museo archeologico nazionale di Napoli. In quell’archivio è conservato il dettagliato dossier redatto da Amedeo Maiuri, celebre archeologo, che certifica l’esistenza e il rinvenimento della seconda tavola osca, quella autentica e ancora conservata ad Agnone. Un vero e proprio giallo, secondo lo scrittore e cultore della storia dei Sanniti, Nicola Mastronardi, che magari potrebbe essere utilizzato come un argomento in più nella sfida alla conquista del titolo di Capitale della Cultura.

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