La civiltà, sempre più ad alta frequenza, spaventa.
Soltanto nel corrente anno, e in parte nell’ultimo, si sono succeduti eventi incredibili : Parigi, Amsterdam, Tolosa, la Libia, Tunisi, l’Iraq, lo Yemen, L’Iran e le sue problematiche nucleari, l’Egitto, ecc.
Un quadro, insomma, terribile e crescentemente inquietante : “timor crescit in eundo”, per il quale non sembra si trovino vie ragionevoli di uscita.
Minacce sempre più violente, trasmesse attraverso i più moderni strumenti di comunicazione, di cui i terroristi dispongono e sanno fare uso, con conoscenze tecniche del tutto complete.
Il 21 Marzo, ad appena tre giorni dall’eccidio di Tunisi, condotto con tecniche militari e di guerriglia perfettamente possedute, l’Isis lancia all’America una sfida tanto temeraria quanto raccapricciante: “uccidete almeno 100 militari americani, che hanno osato attaccare gli eserciti islamici!”: l’invito telematico ai militanti nascosti negli USA.
E impressionante è la diffusione e la pubblicazione delle immagini fotografiche dei cento militari, da uccidere, con i loro indirizzi negli Usa e con i numeri telefonici.
Una lista di proscrizione allucinante e disperata.
Il 18 marzo 2015, pochi giorni prima, alcuni kamikaze, perfettamente addestrati, armati di kalashnikov, facevano irruzione nel più famoso museo dell’Africa, del Medio Oriente e di tutta l’area mediterranea, il Bardo, custode dei tesori della civiltà fenicia, egizia, locale e romana (splendidi mosaici, intatti, nonostante le intemperie di alcune diecine di secoli) .
Ed è stata subito strage.
Urla, grida, spari, bombe a mano: terribile!.
Uomini, donne e bambini in fuga, senza meta precisa, non conoscendone alcuna; sparpagliati, spaventati, nella spianata polverosa davanti al Bardo, in un’ala del quale vi è il parlamento tunisino, restituito solo da quattro anni alla democrazia, dopo la dittatura di Ben Alì, durata dal 7 novembre 1987 al 14 gennaio 2011.
Bilancio definitivo : 24 morti, di cui quattro italiani, una cinquantina di feriti di varie nazionalità.
La strategia e gli intenti dell’Isis sono chiarissimi .
Non disponendo di eserciti di attacco massivo – come sta avvenendo in Libia, in Iraq, in Siria, le cui postazioni nemiche cadono, una dopo l’altra, nelle mani dell’Isis – la strategia di offesa è nuova, particolarmente astuta e difficilmente combattibile.
Bastano tre, quattro persone, piccoli commandi di gente reclutata spesso nella stessa nazione da attaccare e via all’offensiva di sedi sensibili, propriamente di quelle dove maggiori sono le concentrazioni urbane, istituzionali ed antropiche (chiese, templi, musei, mercati, campi sportivi, linee ferroviarie e metropolitane ecc.).
L’obiettivo è seminare terrore, ovvero creare un clima di paura, di instabilità in tutto il mondo : “e se dovesse accadere anche a noi ??”.
Un brivido, una paura che si tenta di allontanare, ma che sta dentro, nel nostro sistema nervoso e in tutto il nostro equilibrio vitale.
Cosa vogliono?
Abbiamo scoperto in questi giorni che persino nella Bosnia-Erzegovina, cioè a pochi passi da noi (ci separano soltanto 200 km circa), vi è una ricca comunità salafita, da cui l’estremismo terroristico recluta a piene mani persone ed agenti.
I kamikaze sono reperibili ovunque, le città non sono più protette da nessuna cintura, esse sono penetrabili e vulnerabili.
Un terrorista può trovarsi dappertutto : nelle periferie degradate, nelle aree suburbane, ma può nascondersi anche in un teatro o in una metropolitana, nei quartieri medio alti delle borghesie urbane.
Portano l’attacco ai luoghi sacri della cultura e della civiltà.
I simboli, le bellezze delle civiltà millenarie vengono attaccate e distrutte.
Il marmo e il ferro (statue, monumenti) sono assimilati dalla follia estremista, alle uccisioni di uomini, donne e bambini.
Una statua decapitata o abbattuta è simbolicamente un atto perfettamente identico allo sgozzamento di un uomo, all’abbruciamento di un prigioniero in una gabbia infernale.
Gli attacchi alle moschee dello Yemen con 124 morti e centinaia di feriti, sono l’ultimo, tragico, simbolico atto di questa follia, che ha per prevalente fine quello di seminare terrore.
Di eguale valore sono le esecuzioni in Pakistan, in Afganistan, per opera dei Talebani.
Ma soprattutto bisogna studiare con assoluta urgenza, tecniche nuove, inedite di “intelligence” .
Impressionante la notizia che il giovane tunisino, attentatore del Bardo, appariva un ragazzo pressoché normale : faccia pulita, occhi buoni e miti; ma ecco il richiamo – alle ore 10,30 della mattina funesta del 18.3.15 – del ragazzo che era andato a lavorare, equipaggiato e armato e buttato nella mischia micidiale, mentre la “Costa Fascinosa”, in parte non ancora informata di quanto stava accadendo, rimaneva attraccata nelle placide acque del porto di Tunisi .
Franco Cianci