PUBBLICHIAMO di seguito il commento, un post su Facebook, del giornalista di Zonalocale e del Messaggero Abruzzo, Antonino Dolce (in foto con la pala in mano, ndr).
Nell’eccezionalità degli eventi di questi giorni “abbiamo scoperto” l’ordinarietà dell’isolamento dei nostri centri. Rigopiano poteva chiamarsi in qualsiasi altro modo: Guilmi, Schiavi di Abruzzo, Torrebruna, Castiglione, Montazzoli, San Buono, Liscia, Fraine. Nei primissimi giorni delle nevicate (il ponte dell’Epifania) muri di 3 metri di neve hanno lasciato questi posti al loro destino.
Le cronache di questi giorni hanno raccontato i guasti e le rotture di mezzi inadeguati che hanno ritardato il soccorso ad anziani e intere frazioni isolate raggiungibili solo con gli sci. Abbiamo ascoltato sindaci “disperati” che non sapevano più cosa fare solo con le proprie forze.
Per 350 giorni l’anno ripetete come automi il vuoto mantra dell’Abbruzz mè che ha la montagna e il mare a portata di mano. Gli altri 15 giorni vi sorprendete che dal mare (dove sono concentrati mezzi di soccorso, strutture ospedaliere ecc.) alla montagna, in caso di emergenza, si torna ai tempi del terremoto del Belice e dell’Irpinia, quando per raggiungere le persone da soccorrere si impiegava una giornata (e certamente non per colpa dei soccorritori).
Da febbraio tornerete a parlare di ventricina, “e cand è bell lu mar e la mondagn abbruzzes“. Ma d’altronde Silone con Fontamara ci aveva visto giusto oltre 80 anni fa.
Antonino Dolce
- Nel video di Fabio Sciartilli gli elicotteri della Protezione civile che trasportano viveri nelle zone del Teramano ancora isolate e senza corrente elettrica