La produzione olearia ai tempi della pandemia registra quest’anno a Poggio Sannita ed in generale nel centro-sud Italia, una contrazione dovuta, non tanto all’emergenza Covid quanto alle conseguenze di un’annata che risente, come sempre più spesso accade, dei cambiamenti climatici. Temperature sempre più calde, scarsità di precipitazioni e altre concause hanno determinato una scarsità di raccolto, senza però intaccare minimamente la qualità dell’extra vergine di oliva, le cui pregiate e certificate caratteristiche organolettiche ne fanno da sempre la vera ricchezza di Poggio Sannita.
La coltura olivicola favorita in maniera naturale quasi spontanea, dalla gradevole collina poggese e da un’invidiabile salubrità ambientale, col passare degli anni risente sempre più, qui come altrove, di un preoccupante abbandono, con circa un terzo degli uliveti lasciati incolti nelle campagne poggesi. Mentre, non solo la piccola economia del fabbisogno famigliare, ma anche l’intero comparto economico locale, potrebbe trarre giovamento da un pieno sfruttamento di questa vera, unica eccellenza, con un sostenibile
aumento della produzione e il collocamento su un mercato anche di nicchia, che potrebbe avere nei tanti ristoratori poggesi, presenti soprattutto a Roma, il suo volano di espansione, nell’auspicata ripresa del settore nella fase post Covid. In paese se ne parla da tempo, ma per ora
resta un progetto nel cassetto, carente in concretezza.
I due oleifici locali sono nel pieno della produzione. La coop. “La Sorgente” è un frantoio di tipo innovativo a ciclo continuo con estrazione dell’olio a freddo. Ha il suo stabilimento nella zona PIP del paese e vende l’olio a 10 euro al litro.
«Il nostro olio novello – sottolinea Renato Palomba presidente della Sorgente – anche quest’anno è di ottimo livello, qualità garantita dall’esclusivo utilizzo di pregiate olive locali. Peccato solo per lo scarso raccolto, che determinerà un fulmineo esaurimento delle scorte, non riuscendo a soddisfare la richiesta che ci viene da un mercato sempre
più vasto. L’attività peculiare del nostro frantoio è stata “salvata” per questa stagione dalle numerose aziende e privati, che ci hanno scelto per venire qui a produrre il loro olio, provenienti da fuori paese dai vicini centri di Agnone, Pietrabbondante e Belmonte del Sannio ma anche da Isernia,
Scapoli, Roccasicura».
L’altro frantoio, dei giovani soci Fabio Battista e Giuliano Porrone, è il “San Cataldo snc” situato a pochi chilometri dal centro abitato nell’omonima contrada, nel cuore dell’agro poggese. Impianto di tipo tradizionale con grandi ruote in pietra che frangono le olive fino ad ottenere un impasto che viene spalmato sulle fruscelle, compresse in presse idrauliche il cui liquido, raccolto in vasche di decantazione, viene poi raffinato al separatore da cui esce un pregiatissimo olio, venduto al prezzo di 9 euro a litro. «Nelle condizioni date non ci lamentiamo dell’annata –
dichiarano all’unisono Battista e Porrone – certamente risentiamo del basso raccolto del nostro territorio, con relativo calo della produzione di olio rispetto alla norma, ma poteva andare peggio. L’ aromaticità, il gusto, il profumo e la composizione chimica dell’olio che mandiamo sulle tavole
dei nostri clienti-buongustai rimane di assoluta qualità».
Da sottolineare che ambedue le aziende olearie lavorano e assicurano ai clienti un rigoroso e pieno e rispetto delle norme anti Covid.
Tonino Palomba