Un vero e proprio bollettino di guerra: fondovalle Treste inghiottita (foto a destra, ndr) all’altezza dello svincolo per Palmoli; fondovalle Trigno chiusa per il cedimento di un ponte (vedi foto in altro, ndr) sempre sul Treste; ponti e attraversamenti inghiottiti sotto Guilmi (foto a sinistra qui in basso, ndr); Comuni senza corrente elettrica, come Montazzoli e altri centri senza acqua potabile come Fraine; Castelguidone isolato dal resto del mondo con uno svincolo sommerso (foto in basso a destra, ndr) da fango e detriti e l’altra provinciale chiusa da mesi.
Un intero territorio in ginocchio, quello del Medio ed Alto Vastese. Viabilità al collasso con le maggiori arterie di collegamento chiuse per frane, voragini e cedimenti strutturali. Cemento armato, asfalto, strutture progettate da super tecnici e pagate con denaro pubblico spazzate via dall’acqua, dal fango e dalla furia degli elementi, come se fossero di cartone, come le costruzioni dei bambini.
Due giorni di precipitazioni, nevose in quota e di pioggia torrenziale più a valle, hanno mostrato ancora una volta quanto sia vulnerabile il territorio montano del Vastese. Il rischio idrogeologico non è più un rischio ormai, ma una concretissima realtà con la quale i residenti nei centri montani si confrontano quotidianamente.
La «reazione militare» auspicata dal governatore Luciano D’Alfonso non si è mai vista, siamo ancora alle visite di leva evidentemente, alla conta dei danni.
Gli annunciati finanziamenti, il fiume di denaro per il dissesto e il maltempo, si saranno persi per strada, non sono ancora arrivati salvo quattro spiccioli dati a pioggia ai Comuni.
Al netto delle chiacchiere del governatore d’Abruzzo di cantieri aperti per sistemare le frane non se ne vedono, salvo qualche rarissima eccezione.
Le scene di oggi, disastri annunciati e devastazioni frutto di decenni di incuria e mancata manutenzione, sono semplicemente lo specchio del Paese, dell’Italia e dell’Abruzzo in particolare, e della politica che lo amministra.
Fango, detriti, servizi che vengono meno, strade chiuse per sempre, arterie statali crollate. E solo grazie a Dio non ci è scappato il morto.
Dall’ondata di maltempo del marzo scorso la situazione è drasticamente peggiorata, nonostante le propagandistiche dichiarazioni del governatore e le promesse di intervento.
Guardando le immagini che arrivano in redazione viene da dire, con realistica rassegnazione: «Arrendiamoci, siamo circondati».
Francesco Bottone
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