Proponiamo on line, per i lettori dell’Eco, l’articolo apparso sul numero di febbraio del mensile cartaceo. Una storia di ordinaria follia che ha come teatro ovviamente l’Alto Vastese: per ogni codice rosso che si verifica in zona vengono impiegate due ambulanze e quindi due equipaggi, con i costi che raddoppiano. Un caso eclatante che dimostra come la politica della razionalizzazione della spesa e dei servizi sanitari sbandierata dalla Asl sia solo propaganda, aria fritta. In una parola, tutte cazzate.
CASTIGLIONE MESSER MARINO – Pazienti trattati come pacchi postali e malati soccorsi telefonicamente. Succede, ovviamente, nell’Alto Vastese, l’ormai famosa terra di nessuno dove anche i più elementari diritti, come quello alla salute, vengono calpestati. I tagli alla sanità, in particolare alle guardie mediche, e l’assenza di un medico sull’ambulanza del 118 di Castiglione Messer Marino sono stati tra gli argomenti principali dell’incontro pubblico, nei giorni scorsi, con i consiglieri regionali dell’Idv. Il governatore Gianni Chiodi, che è anche commissario alla sanità, ha soppresso, nei mesi scorsi, le sedi di guardia medica di Celenza sul Trigno e Carunchio. Provvedimento congelato in seguito al ricorso al Tar presentato dall’amministrazione comunale di Celenza. Proprio il sindaco Andrea Venosi, intervenuto nel corso dell’incontro con l’Idv, ha fatto il punto della situazione. «Per il momento le due sedi di guardia medica sono ancora operative, in seguito al nostro ricorso al Tar. Nel breve periodo però, secondo le intenzioni della Asl, saranno chiuse e la continuità assistenziale, nell’Alto Vastese, sarà affidata ad un servizio telefonico. Pensate cosa accadrà quando un anziano, magari nel panico per un malore e in dialetto, cercherà di spiegare i sintomi che accusa all’operatore telefonico». Presenti all’incontro anche alcuni operatori del 118 del distretto sanitario di Castiglione Messer Marino che, intervenuti, hanno denunciato una pratica operativa che solitamente viene applicata in casi eccezionali, mentre nell’Alto Vastese diviene la normalità, con tutti i rischi del caso. Il servizio di soccorso a Castiglione è operativo h12 e senza medico a bordo. In caso di intervento su codice rosso, ad esempio, l’infermiere deve di fatto sostituirsi al medico. Ed ecco quello che avviene: l’ambulanza con a bordo il paziente parte dall’Alto Vastese in direzione ospedale di Vasto, perché il vicino presidio ospedaliero di Agnone è fuori regione e fonte dunque di mobilità passiva; contemporaneamente un’altra ambulanza, da Vasto e con il medico a bordo, parte per incontrare a metà strada l’altro veicolo; quando i due mezzi si incontrano avviene il trasbordo del paziente, come se fosse un pacco postale, in qualsiasi condizione meteo e con i margini di sicurezza che evidentemente si abbassano drasticamente. Il rendez-vous, sia pure previsto dal punto di vista operativa in casi eccezionali, diviene sostanzialmente la norma nell’Alto Vastese. Scene quasi fantozziane che raccontano di una sanità periferica amputata e spolpata. Tra l’altro il trasbordo del paziente prevede l’utilizzo di due ambulanze, con una inutile duplicazione di costi. Inoltre si tengono impegnati due veicoli e due equipaggi per un solo intervento, sottraendoli ad altri servizi di emergenza urgenza. Sarebbe molto più logico e forse anche meno dispendioso assegnare finalmente un medico all’ambulanza del 118 di Castiglione Messer Marino. Ma anche in materia di sanità l’Alto Vastese è terra di nessuno, ignorata anche dalla Asl.
I commenti sono stati chiusi.