In merito alla vicenda dell’operaio Sevel respinto ai cancelli perché con febbre, interviene la Uilm Chieti-Pescara.
«Il lavoratore pendolare per tornare a casa avrebbe in seguito utilizzato un mezzo pubblico, cosa che aveva fatto anche all’andata. A seguito di questo episodio l’assessore Febbo ha annunciato di convocare Sevel, Asl e organizzazioni sindacali perché, a suo dire, è emersa una “falla” al rigido protocollo nazionale. Il protocollo sottoscritto da FCA e OOSS, di cui lo stabilimento Sevel di Atessa è capofila, – spiega il segretario Uilm, Nicola Manzi – avrebbe dimostrato tutta la sua efficacia se, rilevata una temperatura superiore a 37,5 gradi, a un lavoratore non è stato concesso l’ingresso all’interno dello stabilimento, così come stabilito dalle linee guida del Governo. Quello che forse andrebbe perfezionato è proprio il protocollo del trasporto pubblico su cui ha competenza la Regione Abruzzo. Ci chiediamo – interviene il segretario della Uilm Chieti-Pescara, Nicola Manzi – di chi sia la responsabilità della “falla” considerando che si è palesata proprio nelle misure previste per la gestione del trasporto pubblico, ricordando che la Regione Abruzzo ha parlato del problema del trasporto lo scorso 24 aprile, al tavolo con le parti sociali convocato a soli 3 giorni dalla riapertura dello stabilimento Sevel e del suo indotto, che danno lavoro a oltre 20 mila addetti. Solo ora, a rischio sfiorato oppure avvenuto, sembra che l’assessore Febbo abbia preso coscienza della necessità di “capire come attuare misure di messa in sicurezza rispetto a simili episodi, quindi studiare e determinare un protocollo d’intervento da parte di ognuna delle parti”, convocando anche il collega del Molise.
Conclude Manzi “è necessario integrare il protocollo sul trasporto pubblico con ulteriori procedure che riducano il rischio contagio, altrimenti la “falla” del trasporto pubblico rischia di diventare una voragine».