Una lettera d’amore per salutare l’ultima volta l’amata scomparsa prematuramente all’età di 50 anni. Parole dolci sussurrate dal marito Giorgio Arcolese durante il funerale – svolto ieri – alla moglie Teresa D’Elisa, compagna di una vita. La prof, originaria di Trivento, molto conosciuta anche in alto Molise dove aveva dei parenti, è deceduta a causa di un malore lasciando un vuoto incolmabile in tutte quelle persone che hanno avuto il piacere di apprezzare le sue doti umane e professionali.
«Mia amata Teresa, nostra amata Teresa, una fredda mattina di inverno 21 anni fa ci siamo giurati amore eterno, un fredda mattina d’inverno ti do, anzi ti diamo, il nostro estremo saluto terreno. La terribile emergenza sanitaria che stiamo vivendo non ci permette di farlo come avremmo voluto e come tu avresti certamente meritato.
Gli attestati di stima, gli sguardi e le parole dei tuoi amici e conoscenti, dei colleghi e superiori, dei genitori, dei tuoi ex alunni, persino i disegni dei tuoi giovanissimi alunni dicono quanto fossi amata e stimata. Espressioni che hanno riferito a me, ma anche ai tuoi amati genitori Pasquale e Elisa, ai tuoi fratelli Ernesto e Valeria, e tutti gli altri famigliari. E sei stata amata – sei amata non solo e non tanto per la preparazione, l’impegno, la creatività, frutto della passione e di una profonda convinzione del valore sociale dell’educazione. Ma per i modi gentili e affabili, l’umanità, la capacità di ascoltare tutti, di avere una parola per tutti, di cercare sempre una soluzione ad un problema, rispettando l’opinione degli altri e senza voler imporre la propria. Tutto questo è il frutto di un cuore grande, lo stesso che ti tradito martedì pomeriggio, mentre eri – in gruppo con le colleghe – a fare il lavoro che amavi, quasi da diventare una missione di vita.
Tanti di noi, notavi, sono impegnati a rincorrere il successo, la notorietà magari effimera, o l’accaparramento di ricchezze. In pochi minuti, come è successo a te martedì, tutto questo può crollare miseramente come un castello di sabbia. Quello che resta, invece, è il bene che si è fatto nella vita. Sento che questo è il tuo messaggio, Teresa, e lo esprimo a chi è presente qui oggi e a chi per tanti motivi non è potuto esserci: fare il bene, cercare ardentemente il bene, adoperarsi per esso, ma anche – per tornare alla scuola – scrivere bene, parlare bene, che poi vuol dire pensare bene.
L’amore, quello che ho provato per te per 30 anni, resta, resta per sempre. E mi consola pensare al sorriso che mi hai fatto martedì pomeriggio mentre stavi per iniziare la tua sessione di lavoro. Adesso ci starai osservando da lassù con quel sorriso, che tutti noi abbiamo impresso nella memoria, il sorriso dell’amore. Il bene e l’amore restano per sempre».