Un ospedale in dismissione, che stenta e resta in vita solo per pagare gli stipendi al personale “parcheggiato” in quella struttura. E’ questo il pensiero comune sull’ospedale “Caracciolo” di Agnone. Un pensiero indotto, in qualche modo, dalle inopinate decisioni aziendali. Un luogo comune però smentito, nero su bianco, dalle parole dell’ingegner Nando Racciatti, residente nel vicino Vastese, che ha inteso inviare alla direzione della struttura sanitaria dell’Alto Molise una lettera di ringraziamento ed elogio per le ottime prestazioni erogate durante il ricovero di un suo parente.
Di seguito il testo della lettera dell’ingegner Racciatti: «Gentile dottor Paoletti, sono a scriverle per manifestare il ringraziamento per le prestazioni sanitarie di eccellenza ricevute da mio zio ricoverato presso il vostro reparto per circa tre settimane. Il giorno del ricovero ho manifestato, al dottore che era in servizio in quel momento, la mia convinzione che l’ospedale di Agnone era probabilmente uno dei pochi in Italia, se non l’unico, in grado di rimettere in piedi mio zio Nicola. Pur non essendo un esperto in materia, sono un ingegnere e docente di scuola superiore, avevo maturato questa mia convinzione sia sul riscontro della vostra elevata professionalità, evidenziata con una mia brevissima ricerca in rete, e non ci vuole molto a capire, di questo sì che mi ritengo esperto, e sia per il fatto che un ospedale cosiddetto “di zona disagiata” a mio parere poteva avere il know-how del caso. – spiega l’ingegner Racciatti, nel preambolo della missiva – Quello che però non sapevo e non potevo immaginare, è che nel suo Reparto era presente anche uno staff Sanitario di prim’ordine. A cominciare dal dottor Paolini, che ho incontrato al ricovero di mio zio e che mi ha trattenuto e deliziato per quasi un’ora con la ricostruzione certosina della storia sanitaria di mio zio, spulciando ed approfondendo ogni singolo documento che portavo a corredo del ricoverato, con un approccio scientifico che non avevo mai visto. Per continuare con l’altro dottore di cui ho potuto apprezzare la professionalità, umanità, signorilità ed empatia; lo stesso vale per la dottoressa che ho visto una sola volta. Per concludere con il personale infermieristico e le operatrici sanitarie anche loro, nei rispettivi ruoli, molto professionali. Solo così, a mio parere, gentile dottor Paoletti, si spiega il risultato da voi conseguito: una squadra coesa e competente, in grado di invertire una tendenza che si stava facendo preoccupante e che, al contrario di altre situazioni, ha visto mio zio entrare al “San Francesco Caracciolo” di Agnone in ambulanza e dopo le vostre cure, uscire con le proprie gambe».
Insomma, ciò che fa la differenza, secondo l’ingegner Racciatti, a parità di competenza e professionalità, è l’empatia del personale con il paziente e la sua stessa famiglia, quelle attenzioni e quelle cure quasi parentali che solo una piccola struttura sanitaria può e riesce ad offrire ai suoi ospiti. «Nei giorni scorsi, un po’ per interesse e un po’ per diletto, passavo il tempo a leggere di Intelligenza Artificiale e di Intelligenza Artificiale in Sanità. – riprende l’ingegner Racciatti – Poi mi sono fermato a riflettere: altro che Intelligenza Artificiale, io ad Agnone, nel cosiddetto Ospedale di Zona Disagiata, ho riscontrato e molto diffusamente l’intelligenza naturale, quella che se posseduta e usata permette di affrontare e risolvere i problemi, quella che definisce le buone pratiche, buone pratiche che andrebbero divulgate e copiate. Grazie di nuovo a tutti e buon lavoro da tutti i familiari di zio Nicola. Ad maiora». Parole di ringraziamento ed elogio che acquistano ancor più valore in considerazione del fatto che il ricovero dello zio Nicola è il classico caso di “mobilità attiva”, cioè di un paziente proveniente da un’altra regione, il vicino Abruzzo appunto, che ha scelto, per curarsi, le «prestazioni sanitarie di eccellenza» erogate dal piccolo ospedale di confine di Agnone.
Francesco Bottone