A seguito delle segnalazioni di casi di peste suina sul territorio nazionale, il Coordinamento cacciatrici Federcaccia ha organizzato, nei giorni scorsi, un webinar al quale hanno preso parte, oltre ai responsabili regionali dell’associazione venatoria, anche dei tecnici, medici veterinari che hanno sottolineato l’importanza di agire con assoluta tempestività per circoscrivere il contagio.
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce suini selvatici e allevati. E’ altamente contagiosa e letale per gli animali, non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Le epidemie hanno pesanti ripercussioni economiche nei paesi colpiti, perché è a rischio tutta la filiera suinicola. Danni calcolabili in milioni di euro, con stop anche alle esportazioni di prodotti della filiera.
Il 7 gennaio 2022 è stata confermata la positività alla Psa in un cinghiale trovato morto in Piemonte, nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria. Da quella data le carcasse rinvenute e trovare positive ai test di laboratorio sono aumentate. Il virus riscontrato in Piemonte è geneticamente diverso dal quello circolante in Sardegna, e corrisponde a quello circolante in Europa da alcuni anni. Come previsto dalle norme comunitarie, dalla conferma della positività del cinghiale lo Stato Membro interessato ha 90 giorni di tempo per presentare alla Commissione Europea uno specifico Piano di eradicazione.
Nel corso del webinar i medici veterinari Mario Chiari e Daniela Pastorino hanno elencato le azioni da mettere in campo tempestivamente per far spegnere il focolaio di Peste suina africana, impedendo la sua diffusione su tutto il territorio nazionale.
E’ assolutamente importante, hanno sottolineato i tecnici, non movimentare le popolazioni di cinghiali. Sono da vietare, dunque, tutte le pratiche, come la caccia in braccata, che causano lo spostamento dei cinghiali anche per molti chilometri. Non c’è nulla da inventare, perché i protocolli per eradicare la Psa sono già codificati in Europa e già applicati con successo in altri stati membri. In sintesi bisogna circoscrivere, anche con la realizzazione di recinzioni elettrificate, l’area colpita dalla peste e aspettare che la malattia faccia il suo corso, senza alcun intervento di prelievo da parte dell’uomo. La popolazione di cinghiali infetta raggiungerà rapidamente il picco dell’epidemia e andrà incontro a morte certa nell’80 per cento dei casi. Successivamente sarà necessario recuperare, in biocontenimento, tutte le carcasse per avviarle a distruzione.
Diverso l’approccio nell’area esterna, la cosiddetta “buffer zone“, dove si devono praticare abbattimenti per ridurre drasticamente la presenza di ungulati selvatici ed evitare che qualche cinghiale infetto possa veicolare il contagio altrove.
In altri Paesi europei le autorità hanno disposto l’impiego dell’Esercito o della Polizia per eradicare le popolazioni di cinghiali, addirittura con abbattimenti da elicotteri.
Francesco Bottone
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