Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Pochi, direi quasi nessuno, si sta interrogando sull’impatto potenzialmente devastante che sta avendo la pandemia sui bambini. La socialità impaurita, la scuola a singhiozzo, gli abbracci quasi vietati, le uscite più rare.
Ce n’è abbastanza per parlare di infanzia limitata.
Ma questa è la pandemia, si dirà. Già, questa è la pandemia.
Peccato che le istituzioni esistono per amministrare, guidare una comunità, garantendo diritti e chiedendo doveri, anche durante una tempesta, anche dopo una calamità naturale, anche durante una pandemia.
Ma cosa stanno facendo le nostre istituzioni all’alba dell’anno terzo dell’era Covid? In Molise poco o nulla.
In Molise, infatti, le nostre istituzioni sembra non abbiano neanche compreso il presente, quindi non abbiano una minima idea del futuro. Il tema è serio ed ha impatti concreti sulla quotidianità dei cittadini amministrati.
Il combinato tra i due aspetti accennati, incapacità di comprendere la realtà e incapacità di tutelare i più fragili, soprattutto i bambini, comporta disagi concreti. Un esempio.
Nella scuole materne, al momento, basta un caso di positività per mettere una intera classe in quarantena per dieci giorni. Al termine del periodo di quarantena i bambini devono sottoporsi a tampone molecolare. Le famiglie poi devono attendere il responso e scaricarne la certificazione indispensabile per far rientrare i bimbi tra i banchi.
In Molise, però, accade che dopo il tampone molecolare, la piattaforma che abilita a scaricare il responso, quella dedicata ai servizi online, sia irraggiungibile per giorni; al telefono dell’Asrem non risponde nessuno e nessuno sa fornire un’alternativa, perché un’alternativa non c’è.
Risultato: le famiglie non possono scaricare i risultati dei tamponi, quindi i bambini devono perdere un altro giorno di scuola, semplicemente, banalmente, vergognosamente perché in Molise il sistema informatico dell’Azienda sanitaria regionale non è adeguato; nel 2022, dopo due anni di pandemia.
Il silenzio su accadimenti simili impone di pensare che nessuno, tanto meno chi guida le istituzioni politiche e sanitarie, si renda conto della gravità di certe cose, né delle conseguenze che la pandemia sta creando soprattutto ai bambini in termini sociali, psicologici. E l’aspetto frustrante è che potremo conoscerle soltanto tra anni.
Sono certo che, qualora in Asrem o in Regione dovessero leggere queste parole, diranno che si è trattato di un “disguido” di poche ore. In caso, con quella risposta, avremo la prova che né in Asrem né in Regione abbiano compreso la gravità di certi piccoli, enormi “disguidi”.
Intanto, però, almeno chi vive ogni giorno certe vergogne ha già la certezza che sui bambini, soprattutto su di loro, ricadono le incompetenze, le carenze, l’inadeguatezza, la miopia di una classe dirigente che non riesce neanche a garantire loro il diritto basilare di andare a scuola.
Non ci lamentiamo se la regione si spopola, se non è attrattiva, se per tanti non ha un futuro. È la realtà. Accettiamola e, appena possibile, andiamo via.
Lettera firmata da un padre