Era un giovane pastore ed ebbe la sola colpa di aver aiutato dei soldati, ragazzi come lui, venuti dal di là dell’Oceano per restituire la libertà all’Italia. Venne scoperto dai nazisti, con la complicità di qualche spia, e fucilato come traditore. In realtà fu un eroe, perché da italiano accolse e diede cibo e riparo a quei giovani stranieri, inglesi, polacchi, americani e via dicendo, venuti a versare il sangue per la libertà altrui, la nostra, quella di cui ancora oggi possiamo godere. Era Giuseppe Palferro, nato a Belmonte del Sannio, e l’amministrazione comunale di Montazzoli, nell’Alto Vastese, gli ha dedicato una targa commemorativa proprio per fissare sul marmo le sue gesta tanto eroiche, quando spontanee e naturali.
A fare gli onori di casa il sindaco di Montazzoli, Felice Novello: «Rivolgo un saluto al sindaco Errico Borrelli e all’amministrazione comunale di Belmonte del Sannio, un saluto ai famigliari di Palferro, oggi presenti qui con noi per celebrare questa giornata, un caro saluto ad Alfonso Di Francesco unico reduce montazzolese dell’ultimo conflitto mondiale, il quale la guerra e i soprusi li ha vissuti in prima persona e nonostante i suoi 101 anni oggi è qui a celebrare questa ricorrenza; un saluto alle autorità militari, religiose e civili, al gruppo di protezione civile nucleo di Montazzoli, a tutti voi qui presenti. Cari compaesani e compaesane, e gentili ospiti di questa manifestazione, oggi ricorre il 79° anniversario della Liberazione dell’Italia, il giorno che ha sancito la fine della Seconda guerra mondiale e la fine dell’occupazione tedesca dell’Italia.
Ci troviamo qui riuniti per celebrare questa giornata in un luogo insolito per l’evento, perché in questa circostanza, a distanza di 81 anni, vogliamo ricordare un ragazzo trucidato dei tedeschi, rendendo omaggio al giovane Giuseppe Palferro. Palferro non era un militare, un politico o un elemento di spicco della società, – ha spiegato il sindaco – era un umile, ma dignitoso pastore che ogni giorno conduceva i suoi animali al pascolo sui monti intorno al suo paese. Così fece anche quel 18 ottobre del 1943, condusse il suo gregge nei pascoli della Lupara e per la precisione nei pressi della croce di Roio, e qui fu arrestato da una pattuglia tedesca. Le cronache dell’epoca raccontano che fu catturato perché aveva dato aiuto e supporto a dei fuggiaschi dell’esercito alleato e a due italiani che poi rivelatisi spie tedesche lo hanno denunciato. Palferro fu arrestato e dopo un sommario processo fu fucilato proprio in questo luogo, all’interno del cimitero di Montazzoli, verso le ore 17 dello stesso 18 aprile 1943. Non so se quanto riportato dalle cronache dell’epoca corrisponda appieno alla verità o meno, ma questo conta poco, quello che è certo è che un ragazzo di appena 18 anni, poco più che adolescente, è stato vittima, come purtroppo molti connazionali in quell’epoca, della barbarie dei soldati tedeschi che, al loro passaggio, portavano lutti, distruzione e saccheggi.
Oggi ricordiamo il sacrificio di questo giovane con l’apposizione di una targa commemorativa per preservare la memoria storica di un evento così nefasto, per far sì che il ricordo perduri nel tempo, ma anche perché sia di monito a tutti i nati dopo il 25 aprile del ‘45, e alle generazioni future, e per non dimenticare mai che le guerre portano all’imbarbarimento degli uomini. E in un periodo storico attuale dove venti di guerra soffiano sempre più forti dal cuore dell’Europa al Medio Oriente, coinvolgendo l’intero pianeta, ci devono far riflettere sull’importanza della Pace e dire un forte “No” ad ogni forma di violenza e di guerra.
E’ importante non dare mai per scontati i diritti, così faticosamente conquistati e difesi anche con il sangue. – ha chiuso Felice Novello – Li dobbiamo vivere, difendere ed esercitare insieme ai doveri che non devono rimanere solo sulla carta, ma devono essere vissuti e interpretati da ogni singolo cittadino ogni giorno. Questo è il nostro omaggio più vero e concreto che possiamo fare a Giuseppe Palferro e a tutte le vittime civili e militari che si sono battute per la Libertà».