«Dobbiamo abituarci ad un nuovo modello di sanità e di assistenza sanitaria, perché mentre un tempo sanità voleva dire solo ospedale, oggi invece l’obiettivo è portare quei servizi fuori dall’ospedale, sul territorio e dentro i distretti sanitari di base. Medicina del territorio anziché ospedale, questo è il nuovo concetto al quale dobbiamo abituarci. E in questo nuovo modello la montagna e le aree interne rappresentano una grande risorsa».
Così l’assessore regionale Tiziana Magnacca, intervenuta, nei giorni scorsi, nel suo paese natale, Castiglione Messer Marino, all’evento dal titolo “Il dono del sangue e lo sviluppo della medicina trasfusionale delle aree interne: la montagna lo fa“. Presenti, oltre all’assessore Magnacca, anche Thomas Schael, direttore generale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Vincenzo De Angelis, direttore del Centro Nazionale Sangue, Annalaura Di Febo, direttore del Centro Regionale Sangue Regione Abruzzo, Guerrino Fosca, Presidente AVIS Regionale Abruzzo, Arturo Di Girolamo, dirigente del Dipartimento Prevenzione ASL 02 Lanciano-Vasto-Chieti, Pasquale Falasca, epidemiologo, Antonio Di Michele, direttore dell’Area Infermieristica ASL 02 Lanciano-Vasto-Chieti e Giuseppe Torzi, direttore del Dipartimento Prevenzione ASL 02 Lanciano-Vasto-Chieti.
Nel corso della tavola rotonda sono stati illustrati i risultati preliminari di uno studio statistico condotto dall’AVIS Regionale Abruzzo finalizzato alla definizione di un sistema di mappatura territoriale del dono del sangue nelle aree interne, basato sugli indicatori ISTAT per la geografia dei Comuni e i criteri di classificazione previsti dalla Strategia Nazionale delle Aree Interne 2021-27.
«Dai dati preliminari riferiti all’anno 2023 – ha spiegato Pasquale Colamartino – emerge che in Abruzzo il 47,5 per cento delle associazioni di donatori di sangue opera nelle aree interne e che il 29 per cento dei donatori e il 30,3 per cento delle donazioni provengono da questi territori. Notevolmente diversi sono risultati i modelli di sviluppo territoriale delle reti del dono del sangue. Si va dal Polo dell’Aquila, dove il sistema di donazione è tutto polarizzato nell’area urbana con uno sviluppo territoriale associativo assente nelle aree della cintura e interne, alla provincia di Chieti dove invece il sistema di raccolta è multicentrico, con uno sviluppo territoriale della rete del dono omogeneo in tutte le aree del territorio, comprese quelle del Basso Sangro-Trigno. Nella provincia di Chieti su un totale di circa 10mila donatori, 7.500 provengono dalle aree interne, così come poco meno di 13mila sono le donazioni effettuate nelle aree interne su un totale di circa 19 mila. Altrettanto disomogenea è la situazione nelle Aree Interne individuate dal ciclo di programmazione SNAI per gli anni 2021-27; infatti su 7 aree individuate 4 sono di fatto sprovviste di una rete territoriale del dono del sangue. Da questi dati emerge con chiarezza che le aree interne rappresentano un bacino strategico per la donazione del sangue e il raggiungimento dell’autosufficienza regionale sul quale è necessario che la Regione e le Aziende Sanitarie continuino ad investire».
In chiusura, la sindaca Silvana Di Palma ha aggiunto: «Sono emersi spunti e indicazioni di grande interesse per la definizione di programmi e strategie per lo sviluppo del dono del sangue e della medicina trasfusionale nelle aree interne, che saranno sottoposte all’attenzione delle nostre istituzioni regionali e provinciali. Un ringraziamento all’Avis Abruzzo che ha scelto di organizzare questo evento nel nostro territorio».