Rivedere i parametri scolastici per salvare le scuole delle zone montane. Lo chiede Uncem, con i Presidenti Uncem Abruzzo Lorenzo Berardinetti (Sindaco di Sante Marie) e con il Presidente nazionale Marco Bussone. Il momento è quello giusto: lo facciano le Regioni, con investimenti sulle scuole di montagna (come fa il Piemonte) e lo faccia lo Stato, con il Parlamento e il Governo insieme compatti agendo in legge di bilancio 2025 e nel disegno di legge montagna che va in Aula al Senato il 29 ottobre.
«È giunto il momento – affermano all’unisono Berardinetti e Bussone – di aprire un confronto serio per rivedere i parametri scolastici nelle aree montane. In tutt’Italia, ma si pensi in particolare all’Abruzzo colpito duramente dallo spopolamento e dal sisma. Attualmente, il numero minimo di studenti per formare una classe è fissato a sette. Se non si raggiunge questa soglia, la classe non viene attivata, costringendo le famiglie a percorrere chilometri per portare i figli in scuole lontane. È inaccettabile che per uno o due alunni in meno si chiudano le classi e si rischi di far morire i piccoli Comuni».
L’Abruzzo ha 173 comuni con meno di tremila abitanti. «La scuola è un servizio essenziale per mantenere vive le comunità locali e contrastare lo spopolamento. – prosegue Berardinetti – Ho richiamato all’azione congiunta tra Regione, Provveditorato e sindacati per creare norme che rispecchino le specificità del territorio e diano una nuova opportunità a questi paesi. Solo attraverso un’adeguata offerta di servizi, come la scuola, possiamo rendere attrattive le aree interne per le famiglie».
«La legge di bilancio 2023 ha peggiorato i parametri per le scuole, aumentando i numeri. Due anni prima erano stati abbassati – proseguono i vertici Uncem – Ora si intervenga per correggerli, riconoscendo le specificità dei territori. È urgente, per non aumentare sperequazioni e favorire spopolamento».