E’ in atto una guerra invisibile e silenziosa nei boschi del Molise, condotta dai Carabinieri forestali. Un “clandestino” arrivato chissà come dal Trentino, sta minacciando seriamente il patrimonio boschivo dell’Alto Molise. In particolare la riserva Mab di Montedimezzo, sul territorio comunale di Vastogirardi e San Pietro Avellana, risulta sotto pesante attacco da parte del bostrico tipografo o bostrico dell’abete rosso, nome scientifico “ips typographus“. Un coleottero di pochi millimetri di dimensioni che sta intaccando il patrimonio boschivo della riserva naturale di Montedimezzo.
Si tratta di un parassita molto pericoloso, che colpisce principalmente gli abeti rossi (picea abies), ma attacca anche altri tipi di alberi di pregio. Il bostrico tipografo si riproduce nel legno malato o già morto, ad esempio alberi caduti, ceppi o tronchi tagliati, ma durante un’infestazione, come quella che pare si stia registrando a Montedimezzo, colpisce anche gli alberi sani, e nei casi più gravi, questo insetto può portare alla morte di intere foreste. Caso emblematico di quanto questo piccolo coleottero del gruppo degli scolitidi sia dannoso è appunto il Trentino. Dopo il passaggio della tempesta Vaia, nel 2018, la presenza del micidiale scolitide è diventata endemica nei boschi del Trentino. La grande quantità di alberi abbattuti dalla tempesta, le stime parlano di quattordici milioni di tronchi, ha permesso la proliferazione incontrollata del parassita.
Il bostrico tipografo attacca prevalentemente l’abete rosso, dove si sviluppa sotto la corteccia scavando intricate gallerie, da qui il nome di tipografo, che interrompono il flusso della linfa. Le larve, bianche, senza zampe e con il capo scuro, nutrendosi, scavano gallerie in senso ortogonale all’asse del fusto, ma sempre sottocorticali; al termine dello sviluppo si trasformano in adulti, dando vita a una nuova generazione che potrà insediarsi su altre piante. Ciò può avvenire nello stesso anno, se le condizioni climatiche lo consentono, oppure nell’anno successivo, dopo lo svernamento. Questo causa inevitabilmente la morte delle piante in breve tempo, si parla di pochi giorni.
Probabilmente con un carico di legname dal trentino, il bostrico è arrivato anche in Alto Molise e sta attaccando pesantemente la riserva Mab di Montedimezzo. Questa è la ricostruzione fatta dai Carabinieri forestali di stanza presso la riserva naturale dell’Alto Molise. Il personale della specialità Forestale dell’Arma dei Carabinieri ha da subito attuato le contromisure necessarie per tentare di contrastare la diffusione del bostrico. Gli abeti rossi già attaccati dal parassita sono stati letteralmente scortecciati, privati cioè della corteccia, perché proprio lì si annida e depone le uova, riproducendosi, il micidiale scolitide. Una volta rimossa, la corteccia va distrutta immediatamente bruciandola, proprio per evitare la diffusione degli esemplari adulti e in grado di riprodursi. L’albero “scortecciato” chiaramente va abbattuto, perché comune sarebbe destinato a morire. E sono già diversi gli abeti rossi che hanno subito questa sorte.
Questa, hanno spiegato i Forestali della riserva ai nostri cronisti giunti sul posto per indagare, è solo una delle misure di contrasto messe in campo. Nel tentativo di prevenire la diffusione del bostrico, cioè che esemplari adulti e fecondi possano attaccare altri abeti rossi, sono state installate delle trappole olfattive. Alcune Università hanno sintetizzato in laboratorio dei feromoni femminili in grado di attirare gli esemplari maschili e dunque eliminare metà della popolazione sessualmente attiva e in grado di riprodursi. Queste trappole olfattive, che comunque riescono a catturare un gran numero di esemplari, non sembrano però dare grossi risultati. O meglio, funzionano in un’ottica di lotta integrata, che vede come prima ed imprescindibile azione da porre in essere l’individuazione precoce di abeti parassitati e la loro rimozione dal bosco, per evitare appunto la propagazione del contagio.
Ed è esattamente quello che stanno facendo i Carabinieri forestali della riserva che stanno setacciando i boschi sia da terra, con pattuglie a piedi, sia dall’alto, con l’utilizzo di droni in grado di cogliere le differenze cromatiche delle chiome degli alberi già parassitati. Insomma, una vera e propria guerra a tutto campo è in atto nelle foreste protette dell’Alto Molise. I Forestali fanno tutto quanto è in loro potere, ma sperano anche in un aiuto da parte della natura. Le uova e le larve giovani, infatti, muoiono a temperature inferiori a -10 -15°C persistenti per diversi giorni. Un inverno particolarmente rigido, di quelli che mancano all’appello ormai da diversi anni, darebbe una grossa mano ai Forestali in quella che al momento sembra davvero una lotta impari contro un piccolo, ma ostico e pericoloso nemico.