È stato il comune di Castiglione Messer Marino, nei giorni scorsi, il protagonista della quarta tappa della mobilitazione permanente e itinerante che il Patto per l’Abruzzo sta portando in tutto il territorio regionale attraverso gli incontri di “Quale Salute? Operazione Verità“. Davanti al distretto sanitario del piccolo comune montano si sono riuniti i consiglieri regionali di opposizione Luciano D’Amico, Alessio Monaco (AVS), Silvio Paolucci (PD) e Francesco Taglieri (M5S), con loro la sindaca Silvana Di Palma e alcuni amministratori locali, per affrontare il delicato tema del diritto alla salute nelle aree interne e montane e il problema della carenza di medici di 118, indispensabili in zone che distano anche sessanta minuti dal primo ospedale. Tanti i cittadini che si sono riuniti in strada per partecipare al sit-in informativo.

Silvio Paolucci, capogruppo Pd, ha sottolineato che «a rischio c’è la rete di emergenza urgenza in tutta la provincia di Chieti, a causa di una corposa riduzione per il comparto che sarà attuata con il provvedimento che la destra sta per approvare». Si tratta di un documento in via di definizione presso il Crea, Centro per la ricerca economica applicata in sanità.

«Un’enorme criticità che fa il paio con la carenza di medicina generale: due aspetti della medicina territoriale di fondamentale importanza in zone come questa. – ha continuato Silvio Paolucci, colui che da assessore alla sanità scrisse gli accordi di confine che avrebbero potuto rilanciare anche il ruolo dell’ospedale di Agnone a servizio dei centri del basso Chietino – Purtroppo a pagare i danni della pessima gestione del servizio sanitario firmato centrodestra sono sempre i cittadini a cui vengono aumentate le tasse, ma ai quali poi non vengono garantiti servizi. Non si investe sull’ospedale di comunità e sugli ambulatori, c’è una costante spoliazione. Per la Casa di comunità i lavori a Castiglione Messer Marino, nonostante la piena collaborazione dell’amministrazione comunale, non sono proprio partiti e su quella di Gissi non si hanno notizie. Inoltre nei nostri distretti di montagna gli specialisti non ci sono e quei pochi che ci sono vanno via perché sono zone disagiate, per le distanze dai centri da cui provengono e anche perché non hanno nessun incentivo a continuare a venire».