Non una, nemmeno due, ma addirittura tre sono state le ambulanze mobilitate, impiegate e fatte muovere, finanche oltre i confini amministrativi regionali, per il trasferimento in ospedale di un solo paziente. Cronache di una sanità di confine che sarebbero ridicole, se non fossero invece tragicamente serie, perché su quei mezzi muniti di sirene e lampeggianti, oltre agli operatori, viaggiano pazienti bisognosi di cure mediche salvavita tempo-dipendenti.

Ecco i fatti, nudi e crudi, dalle terre al confine della realtà tra l’Abruzzo e il Molise. Emergenza urgenza a Castiglione Messer Marino, nella giornata di lunedì. Parte l’ambulanza di stanza presso il locale distretto sanitario. Arriva sul posto in pochi minuti e prende in carico il paziente che ha bisogno però del trasferimento in ospedale. L’ambulanza è in assetto “India“, cioè senza un benedetto medico a bordo, ma per quel trasporto serve la presenza di un laureato in medicina.

In tutta la Provincia di Chieti la centrale operativa dell’emergenza urgenza non riesce a trovare un medico, perché evidentemente gli equipaggi sono fuori in altri servizi, e allora pensa di chiedere la collaborazione dei colleghi molisani. Il tutto per un’emergenza urgenza, patologie tempo-dipendenti, è appena il caso di ricordarlo. La richiesta più ovvia, perché appena al di là del confine appunto, è per il 118 di Agnone che in orario diurno è medicalizzato, per gentile concessione dell’Asrem. Chieti sollecita Campobasso e dalla centrale operativa molisana viene attivato il 118 di Agnone. In quel momento, però, il 118 di Agnone è fuori per servizio, a Isernia, dove ha appena trasferito un paziente con sospetto trauma cranico presso il “Veneziale”. Comunque la richiesta viene presa in carico dall’equipaggio.

Sbrigato il trasferimento del paziente ad Isernia, l’ambulanza di Agnone, medicalizzata, parte in direzione Castiglione Messer Marino, fuori regione, dove appunto serve un equipaggio dotato di medico. Nel frattempo, però, l’ambulanza India di Castiglione riceve l’ordine, sempre dalla centrale di Chieti, di avviare il trasferimento del paziente in ospedale a Vasto. Contemporaneamente dal “San Pio” di Vasto parte un’altra ambulanza, a questo punto la terza, che va incontro a quella di Castiglione, ma con un medico a bordo. Tre ambulanze attivate, due abruzzesi e una molisana, con altrettanti equipaggi, per lo stesso paziente. Il rendez vous tra il 118 di Castiglione e quello di Vasto medicalizzato avviene sulla fondovalle Trigno, all’altezza dell’imbocco con la fondovalle Treste.

I corrieri si scambiano pacchi, le ambulanze pazienti. L’anziano bisognoso di essere ricoverato viene ceduto, lì su strada, all’equipaggio medicalizzato di Vasto che completa il trasferimento presso l’ospedale della città adriatica. Nel frattempo però, mentre sulla Trignina avviene il rendez vous tra le due ambulanze abruzzesi, l’equipaggio del 118 di Agnone, che evidentemente non è stato avvisato di quanto sta accadendo, raggiunge comunque l’abitato di Castiglione Messer Marino.

Inutilmente, a questo punto, perché il paziente era già in viaggio verso l’ospedale della città adriatica. L’ambulanza di Agnone, quella dell’ospedale “Caracciolo”, medicalizzata, mandata a spasso in Alto Vastese, inutilmente, e tra l’altro lasciando scoperto per qualche ora tutto il territorio dell’Alto Molise. “Normali” cronache di una sanità di confine. Per tutto il resto ci sono i comunicati stampa propagandistici, roba da Istituto Luce, dell’Asrem e della Asl di Chieti Lanciano Vasto.
Francesco Bottone