AGNONE – Ex ospedale Caracciolo di “Area Disgraziata” (come definito da Enrica Sciullo) sempre più nel caos: dal 1 luglio fino al 1 settembre non è possibile più, data la carenza del personale medico, eseguire nemmeno per gli interni e il pronto soccorso Tac, ecografie, mammografie, possibili le ecografie solo in intramoenia mettendosi d’accordo con i professionisti; il giovedì e il sabato non vi sono più medici radiologi in servizio, e niente refertazioni di esami in questi giorni. Si sconsiglia di recarsi per fratture, contusioni, traumi di qualunque tipo, accidenti cerebrovascolari, incidenti ortopedici e sbattute di testa, cadute al pronto soccorso del Caracciolo, che è nell’impossibilità tecnica ad accertare in loco tali tipologie date le esigue risorse, e dovrà ricorrere ad estenuanti andirivieni non certo agevoli per il pazienti con le ambulanze da e per Isernia, Campobasso, Termoli; Martedì parecchi pazienti hanno protestato, perché l’unico ortopedico in servizio, colpevole la disorganizzazione delle prestazioni dovuta alle strutture dirigenziali a ciò deputate, dopo la ventesima visita, si è rifiutato di visitare i restanti 6/7 pazienti, alcuni provenienti da fuori regione; inoltre, non è possibile fare il pomeriggio ecografie alle anche per disposizione della direzione sanitaria del Veneziale di Isernia, ma solo in intramoenia, o la mattina, con ambulatorio e sala gessi eventualmente operativa; di conseguenza, tale prestazione non viene più effettuata come ambulatorio pubblico; intorno al giorno 10 luglio terminerà l’incarico al Dott. Cicchese, per sei mesi tenuto inoperoso ad Agnone, ed in procinto di ritornare a Campobasso, stante l’ormai certa perdurante chiusura delle sale operatorie in questi mesi estivi, visto che ancora i lavori, ad oggi, non sono tecnicamente terminati, mancando ancora alcuni dettagli idraulici, e non si sa nulla della sanificazione delle stesse, sommati alla reale impossibilità di avere almeno un anestesista, se non si fa la guerra mondiale per conservare l’ultima rimasta oggi destinata ad altra sede. A questo punto, per essere onesti, bisogna dire che l’ospedale, di fatto, non c’è più. Ma non ci sono più nemmeno i servizi territoriali ed ambulatoriali: per chiudere la struttura basta aspettare 6 mesi senza far niente, non di più. Non si intravede alcun provvedimento regionale in arrivo: nè la legge di riordino dell’Asrem, nè il Piano sanitario, nè il Programma operativo 2015-2017, nè la ricognizione del personale in servizio e la sua riassegnazione, e quindi nè la richiesta mirata conseguente di un programma di assunzioni atte a garantire i LEA in deroga al blocco del turn over in un sistema riprogrammato. Speriamo che l’8 luglio o giù di lì, quando il Tavolo tecnico tornerà a riunirsi, la struttura commissariale e i tecnici a ciò deputati ci stupiscano in positivo depositando tutte queste cose in quella sede, e avviando il processo di salvataggio della sanità molisana, oppure il nostro default sanitario è scritto e certificato, e il primo step si concretizzerà il 30/31 luglio, con l’espulsione dal sistema di un primo contingente di medici, infermieri, ausiliari e tecnici a tempo determinato i cui contratti non saranno rinnovati, determinando l’ulteriore chiusura di servizi esistenti. Altro che GREXIT, qui il MOLISEXIT è molto più tragico, da far apparire il primo uno cosetta tutto sommato trascurabile! Dovremmo pentirci di essere nati in Molise?
di Francesco Martino