• Editoriale
  • Se Atene non paga

     

    Nel cupo, tenebroso, scenario internazionale, nel quale i nuovi attori negativi della storia contemporanea sono una pluralità di soggetti, molti dei quali scomparsi o per fenomeni esterni o per forze endogene, sfiniti dalle loro dittature ed indotti a feroci vendette contro i capi del tempo – il che ci fa ben sperare sul futuro e per le nostre giovani generazioni – si aggiunge il fatto della crisi greca e della “Greece exit” che stanno massacrando i mercati internazionali e preoccupando i quadri politici del mondo, in particolare quelli dell’occidentali, i più colpiti dall’attuale crisi greca.

    La grande Grecia, la Grecia delle grandi altezze intellettuali, la Grecia che ha governato per millenni il Mediterraneo, che ha influenzato con le sue filosofie, con la sua storia, con i suoi ornamenti, con le sue strutture (il monumentale edificio del Partenone) ed anche con le sue guerre leggendarie; con i suoi delitti oscuri – tutti risolti nel nome del grande Dio – sta, dunque, per scomparire o potrebbe scomparire dallo scenario europeo.

    Il giorno 6 luglio, ci sarà un referendum sulle ultime proposte della Unione Europea, della BCE e del Fondo Monetario Internazionale, per vedere e decidere, attraverso gli orientamenti popolari del referendum, se accettare le ultime condizioni della triade citata.

    E se il referendum sarà negativo – ma confido e spero che la drammaticità non accada e che entrambe le parti (Europa da una parte e Grecia dall’altra), riusciranno a trovare un sistema di incontro e di mediazione – la Grecia precipiterà in quel demone più volte indicato ovvero il default, il fallimento, ovvero la chiusura del tesoro, di tutte le banche e di tutti gli sportelli, il congelamento dei depositi, e il ritorno alla Dracma, con immediata, spaventosa svalutazione di questa moneta.

    La disperata richiesta di aiuto della Grecia alla Russia di Putin, che  – già scossa dalle sanzioni europee, con una inflazione a sua volta galoppante, con gravissime perdite sulla vendita di prodotti energetici, con l’Ucraina, che costituisce una ferita tuttora aperta e sanguinante, con le sue minacce contro la Norvegia (rea soltanto del fatto che essa aderisce alla Nato), schierando trentatremila uomini sui confini norvegesi e puntando contro di essa ben 40 missili con testate nucleari (uno dei momenti più caldi nel seno europeo, dopo la guerra fredda durata 50 anni circa) –    non vede l’ora di riscattare in qualche modo la sua diminuita ascendenza sui paesi occidentali, attraverso la sostanziale inglobazione della Grecia nella sua area di influenza, territorio fermo e prezioso per l’attraversamento delle reti metanifere e petrolifere verso la Grecia medesima e verso le parti più molli del ventre occidentale .

    Ordunque, è vero che il 30.6.15 è scaduto l’ultimatum della sig.ra Merkel, di Junker, di Christine Lagarde del FMI, di pagare il miliardo e 600 milioni di euro, quale rata del debito, spaventoso, contratto dalla Grecia verso i creditori occidentali, in particolare europei, e verso l’FMI .

    Le casse sono spaventosamente vuote; il limone è stato spremuto fino all’inverosimile; sono stati ridotti le pensioni, e gli stipendi; sono stati bloccati i depositi bancari, già chiuse le banche (i prelievi massimi dai depositi bancari non superanti i 60 euro al giorno), l’aumento dell’IVA e delle altre imposte dirette, insomma un autentico disastro.

    Quali i rimedi?

    L’occidente non può permettersi di perdere la più orientale delle sue regioni mediterranee perchè la sua perdita comporterebbe non solo le fibrillazioni citate, ma anche gli imprevedibili, non esattamente riconoscibili fenomeni nello scacchiere mediorietale, già gravemente compromesso e pregiudicato dagli ultimi assalti del califfato arabo- sunnita.

    Purtroppo, dovremmo usare la vecchia regola patriarcale dei nostri contadini, in particolare del nostro meridione, che dicevano :non mi dispiace che mio figlio perda, mi dispiace che vuole continuare a giocare”.

    E’ questo gioco al ribasso e al rialzo e questo tira e molla debbono assolutamente cessare.

    Anima in pace, durezza della messa in gioco del portafoglio, perdite accettate, anche a compensazione dei guadagni offerti per decenni dalla Grecia sui bond pubblici e privati.

    Un pò di sacrificio non fa assolutamente male a nessuno, ma salviano una delle più straordinarie civiltà che l’Europa ha prodotto in termini di scienza, di arti, di letteratura, di poesia e di musica.

    Romantica e senza esiti concreti, data la enormità dei debiti della Grecia, è la raccolta (una sorta di colletta) di un giovane londinese di € 3,00 a testa da destinare al risanamento del tesoro greco, riuscendo, comunque, in pochi giorni a raccogliere qualcosa come 500 mila euro.

    Eroico tentativo, anche se solo a livello esemplare.

    Franco Cianci

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.