Giovedì 4 dicembre, alle ore 17:30, nella Sala Consiliare di Palazzo San Francesco, il Centro Studi Alto Molise presenta il Saggio di Sergio Sorella “La zappa e l’aratro. Contadini nel Molise dell’ottocento” per le edizioni IBC. Intervengono per parlarne, oltre all’autore, lo storico Costantino Felice, già docente di storia economica all’ Università d’Annunzio di Chieti, e Antonio Ruggieri, direttore de Il Bene Comune. Precedono i saluti del presidente del Centro Studi Ida Cimmino e del vice sindaco del Comune di Agnone Giovanni Amedeo Di Nucci. Introduce per il Centro Studi Marcella Amicone.

Nei campi oggi vediamo ogni tanto contadini con la pelle un po’ più scura, spesso vivono in misere baracche, in condizioni di grave degrado e con retribuzioni da fame. Somigliano ai contadini dell’Ottocento: i nostri antenati che furono costretti a cercare altrove lavoro e diritti che qui non avevano. Anche i nuovi migranti arrivano in cerca di lavoro e diritti. Nell’osservarli, nel vedere le condizioni materiali di lavoro e di vita, è come se ritornasse il passato.
Un passato che spesso viene dimenticato, che si allontana e la stessa memoria rischia di cancellarsi. Come ci ricorda Marc Bloch: cambiano le generazioni e i figli assomigliano ai loro tempi più che ai loro padri. Del resto le stesse rievocazioni di sagre e di feste paesane del cibo, del vino e delle rappresentazioni in costume, riproducono uno dei tanti modi in cui la cultura trasmessa tende a cancellare passato e futuro in una dilatazione, quasi ossessiva, di un tempo fuori dalla storia. Per sapere dei contadini dell’Ottocento bisogna chiedere ad altri, loro sono quasi invisibili.
Raccontati, descritti e rappresentati da altri, oggetto di commiserazione o di derisione, di paura o di pietà, sempre comunque subalterni e sfruttati. Una classe cancellata dalla cultura dominante anche perché priva dei mezzi per farsi conoscere. Per parlarne occorre varcare un tempo tanto breve nel computo delle generazioni e nella dimensione del vissuto, quanto remotissimo nelle rappresentazioni culturali e nelle attuali condizioni di vita materiale. Un tempo lontano che, invece, appare davanti come una presenza familiare se solo lo misurassimo con le generazioni dei nostri antenati. Basta guardarsi alle spalle -ai nonni e ai bisnonni -per vedere masse di dimenticati rimasti spesso in ombra.