SCHIAVI DI ABRUZZO – Eolico selvaggio, oltre il danno la beffa: i signori del ventono chiedono al Comune un maxi risarcimento.
Un milione e mezzo di euro è la cifra che il Municipio di Schiavi di Abruzzo dovrà pagare in caso di condanna. Piluso: «Abbiamo nominato un legale».
La notizia è emersa nel corso dell’ultimo consiglio comunale, nei giorni scorsi. Il sindaco Luciano Piluso, rispondendo ad una precisa domanda del consiglieri di opposizione Luca Ninni che risulta essere sempre molto informato, ha comunicato al consiglio che il Comune ha nominato un legale, l’avvocato Troilo del foro di Lanciano, per tutelarsi in tutte le sedi dopo una maxi richiesta risarcitoria da parte di alcuni imprenditori dell’eolico.
Si tratta della ditta che intende realizzare un parco eolico nel sito lungo la provinciale che scende da Schiavi verso Castelguidone, poco prima del bivio di frazione San Martino. Un impianto eolico composto da tre aerogeneratori della potenza nominale di 150 kW e relativa linea di connessione alla rete elettrica nazionale.
Negli anni scorsi è stata protocollata in Municipio la documentazione inerente la procedura abilitativa semplificata presentata dalle società Entec Spa e Sant’Anna Energia Srl di Savigliano (CN). Il tutto avvenne senza alcun coinvolgimento della popolazione locale, con la solita trasparenza che contraddistingue l’amministrazione comunale a guida Piluso. Da allora, però, i lavori sono andati avanti molto lentamente. Sui terreni interessati dagli scavi, infatti, gravavano gli usi civici e un vincolo idrogeologico, così come certificato dalla Forestale. In seguito ai controlli della Forestale, guarda caso, il Comune di Schiavi, con atto dell’ufficio tecnico, ordinò la sospensione dei lavori. Successivamente il Comune, considerando l’impianto eolico “di rilevante interesse socio-economico locale” diede “il proprio assenso al rilascio, da parte del Servizio Bonifica, Economia Montana e Foreste della Regione Abruzzo, del nulla-osta provvisorio all’esecuzione delle opere nelle more dell’adozione da parte della Giunta Regionale del provvedimento definitivo di assegnazione a categoria e mutamento di destinazione delle aree interessate”. Con una successiva deliberazione del Consiglio comunale venne cambiata la destinazione d’uso di quei terreni interessati ai lavori, forse per aggirare l’esistenza di vincoli derivanti dagli usici civici. Da allora, parliamo di qualche anno fa, tutto è rimasto fermo sui cantieri. A muoversi è stata solo la terra della collina che sta franando in due punti.
Il problema, ora, è che i signori del vento dichiarano di essere stati danneggiati dal Comune, per via della sospensione dei lavori che avrebbe fatto perdere tempo e dunque scadere i termini per avere accesso ai vantaggiosi incentivi statali.
Un mancato lucro in estrema sintesi. E da qui, a titolo risarcitorio, la maxi richiesta di un milione e mezzo di euro.
Francesco Bottone
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