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  • Droga: cocaina in caserma, arrestato a Caserta militare di Agnone

    CASERTA – I carabinieri tra Caserta e Roma hanno arrestato quattro militari dell’Esercito in servizio presso l’VIII brigata Bersaglieri di Caserta, e notificato a un quinto una misura di divieto di dimora nell’ambito di una inchiesta su uno spacio di droga in caserma. Le misure cautelare emesse dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere sono per L.S., ora in carcere; la sua compagna R. R., militare con ferma provvisoria di 4 anni, originaria di Agnone, L. B. e P. C., agli arresti domiciliari; e per L. G., che non può abitare ora nel Casertano. I cinque devono rispondere di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, corruzione, detenzione, offerta e messa in vendita, nonché cessione a titolo oneroso di sostanze stupefacenti.

    L’indagine, che abbraccia un periodo che va dal febbraio 2014 al marzo 2015, ha consentito, attraverso intercettazioni telefoniche ma anche servizi di osservazione, pedinamento e sequestri apparentemente occasionali di sostanze stupefacenti, di accertare come i militari arrestati avessero avuto, all’interno della caserma, la disponibilità di ingenti quantitativi di cocaina che veniva venduta all’interno della medesima struttura militare a commilitoni. Secondo quanto appreso, il capo del gruppo era il caporal maggiore L. S., con la determinante collaborazione della propria compagna. I militari dell’Arma sono risaliti alla rete di approvvigionamento della cocaina, persone del territorio di Maddaloni e Caivano. Secondo le accuse, S., inoltre, corrompendo colleghi, riusciva a ottenere l’alterazione dei risultati dei drug test disposti dal Comando nei confronti dei militari sospettati di fare uso di sostanze stupefacenti. Sia lui che R. R. sono stati trovati in possesso, nel corso delle indagini, di numerose dosi di cocaina e crack. Il Comando aveva disposto drug test per R..

    Per alterare i risultati, S. e i suoi complici o si procuravano una provetta di urina ‘pulita’ da sostituire, al momento opportuno, con la propria, approfittando della distrazione o della connivenza del personale sanitario addetto; oppure davano 200 euro a militari con la qualifica di Assistente Sanitario come G. e B. che provvedevano a modificare i risultati dell’esame direttamente presso il laboratorio dell’Ospedale militare di Caserta. La falsificazione dei risultati è provata da conversazioni via Whatsapp, ma anche dall’estrazione di Dna dai drug test ‘puliti’, risultato non compatibile con quello delle persone che dovevano effettuare l’analisi.

    Per domani potresti farmi un po’ di pipì“. Questo uno dei messaggi Whatsapp trovati dai carabinieri della Compagnia di Maddaloni sui cellulari del caporal maggiore L. S. e della sua compagna, militare in ferma provvisoria, R. R.. Richieste indirizzate a commilitoni compiacenti della Brigata Garibaldi di Caserta. L’indagine non è ancora chiusa, resta infatti da capire se la procura intende prendere provvedimenti anche nei confronti di quei militari, non coinvolti dall’ordinanza di misura cautelare di questa mattina, ma che si erano prestati a fornire urina “pulita” quando gli indagati, avvisati da altri commilitoni della Brigata Garibaldi in servizio presso l’infermeria, dovevano essere sottoposti all’indomani al drug test. Dalle indagini e’ emersa anche la continua pressione dei militari assuntori di stupefacenti nei confronti di coloro che erano in servizio presso il laboratorio dell’Ospedale militare di Caserta affinché l’alterazione delle analisi andasse a buon fine chiedendo, tramite messaggi, continue rassicurazioni, dopo aver pagato 200 euro o l’equivalente in droga per corromperli.

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