Ministeri della Salute e delle Finanze e Regioni hanno firmato il Patto per la salute 2014-2016, cioè il documento dove si disegna la sanità dei prossimi anni. Lunedì ci sarà l’approvazione definitiva, che arriverà dopo aver limato alcuni punti. Ci sono voluti mesi di incontri e discussioni per arrivare a un testo definitivo dove prima di tutto si affronta il tema della suddivisione del fondo sanitario tra le amministrazioni locali, uno dei punti più spinosi. Si parla di ospedali da riconvertire, di cure da umanizzare e di nuovi poli di assistenza territoriale. Ma alcuni articoli (su un totale di 29) sono dedicati anche ai farmaci e alle Regioni in piano di rientro, i cui commissari straordinari non potranno essere i governatori (come accade oggi). Per quanto riguarda il ticket, nel testo si definiscono i principi che dovranno essere seguiti avere un sistema più equo di compartecipazione dei cittadini. Una commissione dovrà risolvere la questione nei prossimi mesi. Il ministro alla salute Beatrice Lorenzin da quasi un anno lavora con i presidenti delle Regioni, Vasco Errani in testa, per chiudere il Patto. “Abbiamo trovato una sintesi tra le posizioni. E’ una giornata straordinaria siamo sfiancati da settimane di lavoro”, commenta il ministro. E’ un patto ad alto tasto di innovazione, che garantisce certezza di budget appropriatezza delle prestazione e prevede l’idea di una spending interna, con l’impegno a reinvestire le risorse derivanti dalla programmazione nel settore”. Soddisfatti i presidenti delle Regioni, in particolare per la certezza dei finanziamenti al fondo sanitario.
Ecco alcuni punti della bozza approvata oggi.
Il Fondo sanitario
Nel Patto ci sono cifre certe. Per il 2014 ammonterà a 109,9 miliardi di euro, per il 2015 a 112 miliardi, per il 2016 a 115,4. La suddivisione del fondo tra le Regioni dovrà rispettare nuovi criteri, che premiano le regioni più virtuose dal punto di vista della spesa. Nel patto si sottolinea come i risparmi che deriveranno dall’applicazione delle misure di contenimento della spesa dovranno rimanere nella disponibilità delle Regioni, che dovranno usarli per fini sanitari.
Mobilità transfrontaliera
La legge europea prevede la libera circolazione dei pazienti e tutti gli stati devono essere pronti ad accogliere i cittadini stranieri che si spostano per curarsi. Le Regioni si devono impegnare a istituire “contact point” dove dare informazioni in varie lingue sui loro servizi sanitari. Questi strumenti dovranno riversare informazioni anche al punto di contatto nazionale, istituito dal ministero della Salute.
Umanizzazione delle cure
Le Regioni si impegnano ad attuare interventi di umanizzazione in ambito sanitario che coinvolgano gli aspetti strutturali, organizzativi e relazionali dell’assistenza. Verranno fatti corsi di formazione del personale e ci si concentrerà in particolar modo sull’area critica, sulla comunicazione, sulla pediatria, sull’oncologia e sull’assistenza domicilaire. Verrà monitorato il grado di soddisfazione dei cittadini per capire come percepiscono la qualità dell’assistenza.
Assistenza territoriale
Si sancisce l’importanza di Unità complesse di cure primarie (Uccp) e delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), cioè organizzazioni di medici di famiglia e pediatri che si uniscono per dare migliori servizi ai cittadini e soprattutto per assicurare una presenza continua nel corso della giornata. In molte Regioni queste nuove realtà, magari con nomi diversi, sono già partite, e l’invito del Patto è di estenderle a tutte. Si prevede che in questi “maxi ambulatori” possano anche lavorare specialisti. Si invita a promuovere una medicina di iniziativa, cioè che coinvolga i pazienti cronici. I malati devono essere invitati dal medico a fare i vari controlli e le visite periodiche legate alla loro patologia, non bisogna aspettare che siano loro a presentarsi. Le Uccp e le Aft faranno anche prevenzione ed educazione dei cittadini a corretti stili di vita ma organizzeranno, se necessari, anche servizi sanitari a domicilio. Nascono anche le “farmacie di servizio”, sempre per migliorare l’assistenza territoriale.
Ospedali di comunità
Sono strutture nuove, già sperimentate in alcune regioni, che servono a ridurre i ricoveri non appropriati dovuti a ricadute di pazienti non seguiti abbastanza al loro domicilio. In questi piccoli ospedali l’assistenza è assicurata dai medici di famiglia dai pediatri territoriali o comunque da medici del sistema sanitario pubblico. Si fanno ricoveri brevi di persone non in grado di stare a casa o che necessitano di un’assistenza infermieristica continua. Potrebbero essere trasformati in strutture di questo tipo alcuni dei tantissimi piccoli ospedali dove si fa poca attività e della cui chiusura si parla ormai da anni. Nel Patto è previsto che vadano chiusi quelli sotto i 60 posti letto, oltre 100, a meno che non si occupino di una sola specialità.
Edilizia sanitaria
Si formalizza l’impegno del Governo a reperire le risorse necessarie per l’ammodernamento delle strutture obsolete. Il Piano per l’edilizia sanitaria prevede la ristrutturazione e la messa a norma delle strutture con carenze negli impianti di sicurezza come antincendio e i più moderni piani di sicurezza sul lavoro.
Un numero unico per l’emergenza
Come richiesto dall’Europa il 118 dovrebbe lentamente sparire ed essere sostituito dal 112, cioè il numero unico europeo di emergenza. Le Regioni dovranno iniziare le procedure per il cambiamento. Tra l’altro si va anche verso la creazione di un numero unico “116-117” per le guardie mediche su tutto il territorio nazionale. Inoltre dovranno essere resi omogenei i vari standard con cui lavorano le centrali di emergenza, in fatto ad esempio di bacini di utenza e di tecnologie a disposizione degli operatori e dei mezzi di soccorso.
Ticket
Il settore verrà riformato più avanti ma si indica come necessaria una revisione delle regole. “Il sistema dovrà considerare la condizione reddituale e la composizione del nucleo familiare e dovrà connotarsi per chiarezza e semplicità applicativa”. E’ insomma necessario commisurare il contributo alle spese sanitarie al reale stato economico della famiglia.
Assistenza farmaceutica
L’Aifa, agenzia italiana del farmaco, dovrà provvedere ad aggiornare il prontuario farmaceutico dei medicinali rimborsabili sulla base del criterio costo/beneficio ed efficacia terapeutica, prevedendo prezzi di riferimento per le categorie terapeutiche omogenee. Importante è la richiesta di rivedere la normativa perché l’autorizzazione all’immissione in commercio dei nuovi farmaci (aic) e la definizione del regime di rimborsabilità avvengano nello stesso momento. Perché non si perda più tempo prezioso per i pazienti che hanno bisogno di nuovi prodotti. Andrà sostenuta solo l’innovazione terapeutica “reale, importante e dimostrata” così da non perdere tempo dietro a farmaci che non portano niente di nuovo. Inoltre quando Aifa decide l’equivalenza terapeutica di un farmaco (cioè dà il via libera a un generico), l’atto deve subito valere su tutto il territorio nazionale. Le centrali di acquisto regionali dovranno essere sempre meno cosìda avere prezzi più omogenei in tutto il Paese.
Dispositivi medici
Si tratta delle protesi e più in generale dei supporti per i pazienti che non rientrano nella definizione di farmaci. Anche per questi strumenti deve essere attivata una vigilanza per segnalare eventuali mal funzionamenti. Va incrementato il monitoraggio sui consumi e sulla spesa per i dispositivi. Si vogliono evitare sprechi ed usi inappropriati anche negli ospedali.
da www.repubblica.it