SCHIAVI DI ABRUZZO – Altri sessanta profughi in arrivo a Schiavi di Abruzzo: il Comune aderisce allo Sprar.
Con tre voti unanimi la Giunta ha detto «sì» all’adesione al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati.
E’ quello che sembra leggendo la delibera di giunta n. 30 del 28 settembre scorso, presenti in aula il sindaco Luciano Piluso, la vicesindaco Marina Cese e l’assessore Loretta Vecci, con la quale l’amministrazione comunale ha detto sì, con tre voti unanimi, all’adesione al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (il famoso Decreto 10/08/2016, ndr).
Lo SPRAR è un sistema di accoglienza e di integrazione promosso dal Ministero dell’Interno e dagli Enti Locali, che offre ai richiedenti asilo, ai rifugiati e ai titolari di protezione umanitaria, nei limiti delle disponibilità, supporto di tipo alloggiativo e aiuto nell’avvio di un percorso di integrazione sul territorio nazionale, grazie alla presenza di figure professionali ad hoc (operatori sociali, assistenti sociali, avvocati e operatori legali, psicologi, mediatori interculturali).
Si legge testualmente sulla delibera:
«PRESO ATTO: Che sul territorio del Comune di Schiavi di Abruzzo ad oggi la Prefettura di Chieti ha già avviato un CAS, Centro di Accoglienza Straordinaria, presso una struttura privata (quella sul Monte Pizzuto, ndr);
– Che aderire alla rete del sistema SPRAR porta ad alcuni vantaggi obbiettivi: la presenza nella struttura di soli migranti richiedenti asilo, rifugiati e/o titolari di protezione umanitaria, internazionale, comunque successivi alla prima accoglienza dei CAS, con i quali si devono avviare progetti individuali (totalmente finanziati dal progetto) di buona integrazione rivolti alla formazione professionale, inserimento abitativo e scolastico, di apprendimento della lingua e della cultura italiana; l’Ente proponente dello SPRAR è lo stesso Comune di Schiavi di Abruzzo con totali possibilità decisionali rispetto alle gestioni dei CAS che è di competenza della sola Prefettura; Che per il suo ruolo di Ente proponente, in caso di approvazione del progetto, ricevendo il finanziamento per lo SPRAR direttamente dal Ministero dell’Interno, il Comune di Schiavi di Abruzzo ha un controllo diretto della gestione e della rendicontazione delle spese realmente sostenute, in quanto stipulerà apposita convenzione con l’Ente attuatore, individuato secondo norma di legge, per disciplinare insieme la realizzazione, la gestione ed erogazione dei servizi di accoglienza di richiedenti e titolari protezione internazionale;
A questi vantaggi si aggiunge che, durante la Conferenza Unificata del 10 luglio 2014, in linea con quanto stabilito dall’intesa tra Governo, Regioni e Enti Locali, il Presidente di ANCI nazionale Piero Fassino sottolineava “l’impegno del Governo ad adottare una clausola di salvaguardia che esclude che nei Comuni aderenti allo SPRAR siano attivate forme di accoglienza non concertata sui territori”, inoltre “si è concordata con il Governo l’urgenza di programmare e sostenere misure incentivanti a favore dei Comuni che decidano di aderire alla rete SPRAR, quali deroghe al blocco del turnover del personale, semplificazione delle procedure anagrafiche, contributi finanziari a favore dei Comuni per ciascun beneficiario accolto, nonché altre forme di benefici che possano incentivare i Comuni ad aderire volontariamente alla rete”».
Insomma, aderire allo Sprar conviene, perché è il Comune a gestire direttamente la struttura, perché il Ministero concede finanziamenti e perché nei centri che aderiscono allo Sprar non si apriranno i centri di accoglienza gestiti dai migranti. Questo un po’ il sunto della delibera. Il problema è che a Schiavi un centro di accoglienza c’è già, gestito dalla cooperativa Matrix come la quasi totalità degli altri centri del Vastese e del Chietino. E dunque? Lo Sprar sarà un doppione? O sarà un concorrente di Matrix? Ci saranno due centri con il doppio dei profughi rispetto ad oggi?
Più avanti nella delibera si legge: «EVIDENZIATO che il Comune non dispone di risorse finanziarie, né immobili di proprietà da destinare all’accoglienza e alla soluzione alloggiativa, per cui intende che la quota di cofinanziamento del 5 %, in caso di approvazione del progetto sia a carico del Soggetto collaboratore, individuato secondo norma di legge; Si rende necessario procedere, nel rispetto della normativa, all’individuazione dell’ente attuatore sia per la fase di co-progettazione sia per la fase successiva di gestione».
Insomma il Comune di Schiavi aderisce allo Sprar, ma non ha un immobile adatto ad ospitare i migranti, così si affiderà ad un terzo, un privato o una cooperativa, il famoso “Soggetto collaboratore”.
Sempre quella delibera parla di un massimo di 60 unità all’interno di una stessa struttura. Sessanta nuovi profughi a Schiavi oltre l’ottantina già presente sul Monte Pizzuto?
Francesco Bottone
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