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  • Atessa, stop al ridimensionamento: l’ospedale sarà di area disagiata

    ATESSA – Atessa, stop al ridimensionamento dell’ospedale: il Consiglio comunale approva mozione per la trasformazione del “de Lellis” in ospedale di area disagiata. E la Regione è d’accordo.
    Stop alla trasformazione dell’ospedale di Atessa in ospedale di comunità. E stop al taglio dei servizi e alla spoliazione dei reparti in atto da anni. Il Consiglio comunale di Atessa, ieri sera, ha approvato all’unanimità una mozione a sostegno del riconoscimento del presidio ospedaliero “San Camillo de Lellis” come ospedale di area disagiata. Una proposta partita e portata avanti dall’attuale amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giulio Borrelli, e che ha trovato tutti d’accordo. Anche la Regione Abruzzo (in aula c’erano il presidente Luciano D’Alfonso e l’assessore alla Sanità, Silvio Paolucci) che ha  abbandonato l’atteggiamento di chiusura avuto finora e ha dato pieno sostegno all’iniziativa. “Nelle prossime ore – ha evidenziato  Paolucci – approveremo una delibera con la quale sarà fermato il ridimensionamento dell’ospedale, con sospensione dei relativi provvedimenti attuativi, e che avvierà questa nuova fase, con cui si intende qualificare la struttura riclassificando il presidio come ospedale di area svantaggiata”. “Al più presto  – ha sottolineato D’Alfonso, incalzato anche dai vari sindaci presenti – sarà istituito un tavolo paritario tra enti locali (Regione Abruzzo, Comune di Atessa ed altri Comuni) per portare avanti questa istanza. Le decisioni, ricordiamolo, non sono di competenza esclusiva della Regione, ma anche di due ministeri: quello della Sanità, della Lorenzin, e del Mef, Economia e Finanze. Quindi dobbiamo dare vita ad un confronto e ad un dialogo, impegnativo, con dati che argomentino in maniera convincente. Lavoriamoci sodo, qui nessuno ci guadagna a dire no”.

    Una seduta intensa e a tratti infuocata, seguita da centinaia di cittadini e da numerosi sindaci del territorio, giunti anche da molti centri montani, e dal prefetto di Chieti, Antonio Corona. Al Consiglio hanno preso parte anche il direttore dell’Agenzia sanitaria regionale (Asr), Alfonso Mascitelli e Mauro Febbo, presidente della Commissione vigilanza in Regione.

    “Non mi interessa, ora, – ha  spiegato il sindaco Borrelli –  riproporre le polemiche del passato. Di chi è la colpa se il “San Camillo” è in una condizione pietosa, di smantellamento, e di disarmo. Le responsabilità politiche sono di chi ha amministrato la Regione (centrodestra e centrosinistra) e di chi ha guidato la Asl, nei lustri passati e la guida adesso. Oggi, però, non è in discussione il passato, ma il futuro. Che cosa fare per salvare il salvabile? Per noi, come nuova amministrazione comunale di Atessa, insediata da quattro mesi, l’ospedale è stato il primo pensiero ed abbiamo inviato, nei primi giorni del mese di agosto, questa proposta, con una lettera-documento, ai ministri della Salute, dell’Economia e Finanza, al presidente della Regione Abruzzo, e all’assessore regionale alla Sanità. Una proposta né forte né debole, né velleitaria né rinunciataria, ma una proposta realistica e  non isolata, che tiene conto dei dati, dei numeri, della legislazione vigente in materia sanitaria, e compatibile con le esigenze della nostra gente e della nostra terra. Chiediamo in sostanza che il nostro ospedale non venga riconvertito in ospedale di comunità, per intenderci, luogo per curare gli anziani cronici, geriatrici, ma venga trasformato da ospedale generalista (come era una volta) in ospedale di area disagiata, in considerazione del fatto che Atessa è paese-cerniera tra una vitale zona industriale e un entroterra disagiato, anche di alta montagna, un territorio fatto di centri distanti più dei tempi, previsti per legge, dagli ospedali principali, tenuto conto anche delle condizioni delle strade, che rendono questi centri difficilmente raggiungibili, soprattutto d’inverno”.

    “Non voglio – ha aggiunto Borrelli –  fare l’elogio ‘del piccolo è bello’, ma ci sono casi,  patologie minori, che richiedono interventi ospedalieri (oltre che ambulatoriali) che debbono essere offerti sul territorio, anche per alleggerire il carico che grava sugli ospedali maggiori, oggi, spesso, in grande affanno. Siamo piccoli, qui nel Sangro-Aventino, ma tutti assieme siamo un TERRITORIO-CITTA’ o CITTA’-TERRITORIO, una città diffusa su una vasta area dall’Adriatico alle pendici della Majella, dal mare ai monti. Ed è in nome di questo territorio che noi ci battiamo per rivendicare i nostri diritti. Il diritto alla salute del cittadino di Castiglione Messer Marino, di Palena, di Montenerodomo, di Tornareccio, Pizzoferrato o Montazzoli deve essere garantito come al cittadino di Spoltore o Cepagatti. Andremo anche a Roma a discutere: abbiamo chiesto di essere ricevuti dai ministri della Salute e dell’Economia e Finanze, per confrontarci. Non c’è altro tempo da perdere”.

    Drammatica la testimonianza del sindaco di Quadri, Silvio Di Pietro: “Mio padre – ha raccontato – si è sentito male ed è morto mentre tentavamo di raggiungere l’ospedale più vicino. E’ morto strada facendo. Vorrei che chi decide di tagliare venisse a vivere nelle nostre comunità, soprattutto in inverno, e capisse quanto è difficile salvare vite. Per questo l’ospedale di Atessa va salvaguardato”.

    Il bacino di utenza dell’ospedale di Atessa è di 49mila abitanti per 31 comuni.

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