Questo editoriale lo leggeranno in pochi, forse, perché oggi pare sia Ferragosto, una delle tante feste pagane durante le quali anche i nostri più affezionati lettori si dedicano ad altro. Ciò non significa che io non voglia e non debba scriverlo comunque.
E quindi me ne frego e lo scrivo. Il tema del momento è la soppressione della guardia medica a Celenza, ma è solo un pretesto, questo, per parlare della progressiva riduzione dei servizi, anche di quelli essenziali, cui noi residenti nei centri montani stiamo assistendo da anni. In Abruzzo o in Molise, a Castiglione o a Caccavone, siamo nella merda, la musica non cambia, siamo tutti cittadini di serie B rispetto a chi vive nelle città e lungo la costa.
La viabilità è ormai un pallido ricordo, con strade sempre più simili a mulattiere. Le connessioni veloci ad internet sono ancora un miraggio quando il calendario dice che siamo già 2014 anni dopo la nascita di Cristo. Le scuole stanno chiudendo ovunque, gli uffici postali idem. La sicurezza sulle strade è un mero dettaglio, ormai. La sanità la stanno progressivamente smantellando, perché top manager e sedicenti amministratori a più livelli pretendono di applicare anche alla salute i criteri dell’economia e del profitto. Signori, scusate la mia ignoranza, ma secondo voi la sanità è o no un servizio che va reso ai cittadini a prescindere da stupide questioni di cassa?
Un ospedale non sarà mai in attivo dal punto di vista economico, almeno non in Italia. Non è un’impresa, non deve produrre lucro, ma erogare un servizio ai cittadini, a chi può permetterselo e soprattutto a chi non può permetterselo. Basta stralciare le risorse economiche, che ancora oggi si buttano al vento, soldi pubblici, per far funzionare quel che resta degli ospedali, anche e soprattutto quelli di montagna come il “Caracciolo” di Agnone.
Invece di pagare scandalosi stipendi a primari di unità operative complesse inesistenti, al posto di stipendiare profumatamente manager del nulla, invece di bruciare denaro pubblico in servizi esternalizzati dalla dubbia utilità, al posto di pagare dipendenti fannulloni che passano il tempo in ufficio a sbadigliare con i piedi appoggiati sulla scrivania, si potrebbero utilizzare quei fondi, soldi dei cittadini, per far funzionare un reparto di Pronto soccorso come Dio comanda, per far salire a bordo di una ambulanza un medico ad esempio. Ma mi rendo conto che sto dicendo cose da pazzi per l’illogica logica che muove i politici, sedicenti amministratori, il cui unico obiettivo è prendere quattro voti per sedersi su quelle strapagate poltrone.
Ed è qui che casca l’asino. E’ qui che mi girano le scatole, anzi le palle. Perché quei sedicenti amministratori, molti dei quali fanno politica solo perché non sono capaci di fare altro perché non hanno né arte né parte, ce li mandano i cittadini lì su quelle poltrone, a gestire le sorti della comunità, a fare danni sul e contro il territorio.
Il caso della guardia medica di Celenza sul Trigno è indicativo, eclatante. Qualche sera fa il governatore dell’Abruzzo, tale Luciano D’Alfonso, già noto alle Procure, scortato dal consigliere regionale di zona Mario Olivieri, ha fatto la sua bella apparizione a Celenza per rassicurare i cittadini che avrebbe posto rimedio ai danni fatti dal suo predecessore Gianni Chiodi.
Il danno di cui trattasi è la soppressione della guardia medica di Celenza, appunto. Neanche ventiquattro ore dopo lo stesso D’Alfonso, sempre lui, il governatore d’Abruzzo già sindaco di Pescara, nell’aula del Consiglio regionale ha votato contro una proposta del M5S finalizzata proprio a tentare di salvare la sede di guardia medica celenzana. Come le chiamate voi queste cose? Io la chiamo incoerenza, anzi, presa per il culo. Un eletto e stipendiato dai cittadini che prende per i fondelli gli stessi cittadini, promettendo loro una cosa e facendo poi in aula, poche ore dopo, l’esatto opposto.
Ma la colpa non è del politico di turno, perché i politici solo quello sanno fare, sparare cazzate e intascare i soldi delle indennità di carica. La colpa è dei cittadini, perché continuano a dare credito e soprattutto voti a questa presunta classe politica.
Se D’Alf0nso, l’altra sera, fosse stato accolto a Celenza con i forconi in mano, magari a pomodori in faccia, magari avrebbe avuto più rispetto nei confronti dei cittadini, non li avrebbe presi per il culo come invece ha fatto. Ma con i forconi non per fargli del male, ci mancherebbe altro, ma solo per mettergli un po’ di paura, per fargli capire che loro, i politici, non sono i fregni e noi, i cittadini, non siamo completamente coglioni.
Al contrario è stato accolto con tutti gli onori del caso, baci e abbracci dal sindaco, assessori e consiglieri, e addirittura omaggiato di una succulenta ventricina fatta in casa da un cittadino.
Ecco, è questo il punto. Fino quando con i politici useremo le strette di mano, gli applausi e le ventricine e non invece i forconi, non cambierà nulla.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
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