ATESSA – «Siamo arrivati all’assurdo, in nome di un’ideologia contorta e fondamentalista, il fanatismo animalista sconfina anche nell’ambito sociale e solidale. Ci accusano addirittura di essere assimilati a dei “malati mentali“. Il loro odio nei confronti della nostra categoria, li porta a sproloquiare le più becere affermazioni pur di denigrarci».
Antonio Campitelli, presidente della Libera Caccia Abruzzo e dell’Atc Vastese, replica a muso duro agli animalisti che hanno criticato la donazione di carni di selvaggina, da parte di alcune squadre di cinghialai abruzzesi, a strutture di accoglienza per famiglie in difficoltà. Caccia e beneficenza, una equazione che non è andata giù agli animalisti.
«Secondo questi “simpatici” animalisti da salotto, la nostra beneficenza è frutto di sofferenza. – riprende Campitelli – Troppo facile a dirsi, da parte di chi è satollo e vive con tutte le comodità e gli agi quotidiani. Li farei venire in quelle mense e in quelle case d’accoglienza in cui ci sono tante persone che fanno difficoltà ad alimentarsi, e che non hanno un tetto sulla testa. Che vengano a spiegare a chi mangia carne sì e no un paio di volte a settimana, perché è uno degli alimenti più costosi, e le mense non riescono ad approvvigionarsene facilmente, che la sofferenza degli animali selvatici viene prima di quella dell’essere umano. Vengano a spiegarlo ai volontari che ogni giorno aiutano famiglie e persone bisognose, che quella carne che abbiamo donato non avrebbero dovuto somministrarla perché “sporca di sangue“. Ci vengano loro, con i vestiti firmati e gli smartphone di ultima generazione, a convincere gli indigenti a non mangiare carne per motivi “etici”. Anzi, farò di più, – aggiunge il presidente della Libera Caccia – vorrei ufficialmente invitarli ad un confronto, magari proprio in una delle strutture d’accoglienza a cui abbiamo donato le carni di cinghiale, cosi che possano rendersi conto di cosa c’è fuori dal loro mondo “veg”, “cruelty free” e scemenze varie. Che vedano con i loro occhi cosa c’è nel mondo reale, nella società civile odierna, dove gli animaletti disneyani con cui sono cresciuti non la fanno da padrone. Poi si accorgeranno di chi potrebbe realmente essere assimilato a persone con seri disturbi psichiatrici».