AGNONE. La situazione dell’ospedale ‘Caracciolo’ rischia di precipitare in maniera irreversibile da un momento ad un altro. Lo scrive a chiare lettere don Francesco Martino che fa un excursus su quanto è stato e sui probabili scenari. In un post su facebook dall’irriverente titolo: “Alcune inutili riflessioni sulla sanità”, il parroco, a cui la classe politica e le alte sfere ecclesiastiche, spesso hanno tentato di mettere il bavaglio, fissa nel 28 ottobre il “fine vita” dell’ospedale altomolisano, a patto – scrive – di non fermare l’Asrem che ha raggiunto i suoi obiettivi di tagli e la si obbliga immediatamente a bloccare le cessazioni in servizio del personale medico con il rinnovo dei contratti. Allo stato attuale restano agli atti le dichiarazioni del presidente Donato Toma, il quale nel’agosto scorso, in un incontro svolto ad Agnone, ha avanzato la possibilità che nel nuovo Pos il ‘Caracciolo’ da struttura di area disagiata passi a mero ospedale di comunità, declinando ogni responsabilità sui commissari ad acta.
Ed ancora – articola il sacerdote – la maggioranza del Comune di Agnone, dopo l’annuncio di rivoluzioni mai attuate, persevera nell’assecondare fiducia incondizionata a Toma, il quale, insieme al consiglio regionale, se avesse voluto poteva salvare la sanità del Molise non istituendo una commissione per il dialogo, bensì approvando un documento programmatico come atto di indirizzo ai commissari in cui si delineavano natura e tipologia delle strutture ospedaliere e territoriali della regione secondo le necessità dei cittadini. Inoltre, nel mirino di don Francesco Martino l’assordante silenzio da parte del consiglio regionale sui 14,7 milioni di extrabudget assegnati ai privati per prestazioni a cittadini di altre regioni. Finanze le quali non si sa quando e come rientreranno che nel frattempo hanno prodotto l’ennesimo deficit tentato di “ammorbidire” riducendo il Bilancio dell’Asrem con azioni di contenimento della spesa e non rinnovando contratti a tempo determinato del personale precario o peggio proponendo la trasformazione di questi contratti nella dequalificante tipologia professionale a patita Iva. Per non parlare del trasferimento dei medici dai presidi periferici in quelli centrali che hanno ridotto i servizi fino a portarli alla chiusura.
Nel suo lungo intervento il “don” non concede alcuno sconto alla triade Sosto-Lucchetti-Forciniti che se quotidianamente riportavano tesi tranquillizzanti verso il ‘Caracciolo’ e gli altri presidi minori – rimarca – dall’altra sottraevano ossigeno vitale alle strutture con ipocrisia e falsità disarmanti. Stoccate all’indirizzo anche di Paolo Frattura incapace di redigere l’atto finale degli accordi di confine con l’Abruzzo sempre rinviato fino la sconfitta delle regionali del centrosinistra di Luciano D’Alfolso. Restando in terra abruzzese, don Francesco sottolinea ironicamente: “Alcuni politici locali si sono vantati dell’amicizia con il neo governatore Marco Marsilio con cui avrebbero risolto ogni problema, tuttavia appena l’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì si è insediata, ha sbarrato le porte all’accordo di confine, definendolo pessimo e che la discussione doveva ricominciare dalla genesi perché o era vantaggiosa per la sua regione, o altrimenti non se ne faceva nulla”. In definitiva, conclude don Martino: “Per ribaltare questo nefasto scenario, o si ingaggia una dura e decisa lotta coinvolgendo l’apatica e rassegnata popolazione, che ancora crede alla befana, oppure è meglio sparire”. Amen.