• In evidenza
  • Aree interne, il sindaco Lella: «Se la Strategia fosse nata 15 anni fa, non staremmo qui a parlare di spopolamento»

    TORREBRUNA – «Per i giovani facciamo più fatica, perché ci si è convinti che l’unico lavoro sia negli uffici e nelle fabbriche e che terreni, allevamenti, turismo non portino a un benessere. Se la Strategia fosse nata 15 anni fa, non staremmo qui a parlare di spopolamento».

    Sono le parole di Cristina Lella, sindaco di Torrebruna, inserite nel volume “La voce dei Sindaci delle aree interne – Problemi e prospettive della Strategia nazionale”, uno studio a cura di Sabrina Lucatelli e Francesco Monaco, con interventi di Antonio Decaro, presidente Associazione nazionale comuni italiani e Barbara Lezzi, ministro per il Sud. Il libro racconta una storia con la voce dei protagonisti. E’ la storia della “Strategia nazionale per le aree interne”, un esperimento di politica territoriale che coinvolge 1.077 Sindaci, in rappresentanza di 2 milioni di abitanti che vivono su circa 51 mila km2 di territorio. Sono Sindaci di comuni «interni», distanti dai poli in cui si erogano i servizi di cittadinanza (salute, istruzione, mobilità ecc.). Una storia di luoghi aspri, incontaminati, puliti, ricchi di biodiversità, collocati dalle Alpi agli Appennini e nelle Isole, tutti in via di spopolamento, che però hanno trovato la forza di reagire e risollevarsi. La prefazione è di Corina Crețu, Commissaria UE. All’interno un commento di Fabrizio Barca e una postfazione del Presidente IFEL, Guido Castelli.
    «Se la Strategia fosse nata 15 anni fa, non staremmo qui a parlare di spopolamento. – spiega il sindaco di Torrebruna a pagina 58 del libro – Le persone vanno via perché non ci sono i servizi, non vedono futuro. Quel che fa oggi Strategia, lo dovevamo fare 15-20 anni fa. La Strategia è un’esperienza molto positiva, in primo luogo perché ci ha spinto a lavorare insieme e cercare di risolvere i problemi in modo unitario, portando a risultati molto più convincenti. Ci sono anche dei limiti: i sindaci un po’ più “datati” sono abituati ad altro tipo di finanziamenti e ad altri tipi di collaborazione, mentre i sindaci più giovani – non tanto in senso anagrafico, quanto in senso di mandato – si sono da subito mostrati più propensi a lavorare insieme. Il fatto di dover individuare le priorità di investimento – e farlo insieme – è stato evidentemente molto complesso: ma abbiamo visto che lavorando insieme i risultati si ottengono».

    CONTINUA LA LETTURA SU QUESTO LINK

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.