«Il problema di questi territori è che la popolazione che li abita si è ormai abbandonata alla rassegnazione. Siamo rassegnati, perché è così, ad avere un ponte chiuso da quattro anni; siamo rassegnati ad avere un ospedale in dismissione, a non avere servizi sanitari sul territorio; siamo rassegnati a percorrere strade malmesse e pericolose; la rassegnazione rispetto alla fruizione dei diritti minimi, questo è il vero problema, per noi che viviamo questi territori di confine».
L’analisi, più da antropologo o addirittura da filosofo, che però fotografa esattamente la realtà, arriva dal medico ospedaliero in pensione Pompeo Petrella, originario di Castiglione Messer Marino, che per anni ha onorato il giuramento di Ippocrate tra i reparti del “San Francesco Caracciolo” di Agnone. E’ sceso sul ponte, nelle ultime ore, all’imbocco del viadotto Sente, per incontrare i giornalisti in qualità di presidente del comitato “Articolo 32“, il sodalizio che si batte affinché anche i residenti delle zone interne del Molise e del Vastese vedano tradotta in pratica e nei fatti l’enunciazione, di rango costituzionale, del diritto alla salute e ad una sanità di prossimità che funzioni.
«Non sapevo dell’iniziativa di depositare le tessere elettorali sul ponte, rinunciando al voto, in segno di protesta, altrimenti avrei aderito» esordisce Petrella. In realtà non c’era nulla da sapere preventivamente, nel senso che non si è trattato di una manifestazione organizzata: dei semplici cittadini, singolarmente, hanno deliberatamente rinunciato al diritto di voto in segno di protesta contro la chiusura del viadotto Sente, una manfrina che va avanti ormai da quattro anni consecutivi. L’effetto emulazione ha fatto il resto e così le tessere elettorali abbandonate all’imbocco del ponte sono state una, due, tre, poi cinque, poi dieci, fino ad arrivare ad una cinquantina almeno, stando almeno alle foto circolate; ma al di là del numero, contava il gesto. Nessuna manifestazione sediziosa o eversiva, ma una pacifica e spontanea protesta pienamente legittima, uno sciopero del voto; in uno stato liberdaldemocratico dell’Occidente probabilmente lo si può ancora fare, tutto qui.
Il presidente Petrella, infatti, sposa completamente il senso della protesta, che era ed è solo quello di riaccendere i riflettori e l’attenzione sulla perdurante chiusura di un’importante struttura viaria. «Il viadotto tra Alto Molise e Alto Vastese aveva trasformato questa zona. I comuni del comprensorio erano diventati un unico grande comune, – spiega il presidente del comitato Articolo 32 – perché c’era uno scambio continuo sia economico che culturale. Basti pensare che, in dieci minuti, si raggiungevano le scuole superiori o il Pronto soccorso, o tutte le attività commerciali e artigianali. Ora, con il tempo che passa, abbiamo la sensazione di essere stati abbandonati».
E in merito ai quaranta milioni di euro che pare siano necessari per rimettere in sicurezza il viadotto il dottore Petrella non ha dubbi: «Se si vuole quella cifra la si trova, perché questa, ricordiamolo, è un’opera viaria che collega due regioni. Serve la volontà politica, ma sinceramente siamo delusi dai vari politici che hanno promesso interventi finalizzati alla riapertura al traffico del viadotto. Ad oggi fatti e concretezza zero». Zero, appunto, il numero che indica il livello di credibilità dei politici, ad ogni livello, che si sono interessati, solo a chiacchiere ovviamente, alla “vertenza” del ponte sul Sente.
Francesco Bottone