Un momento di condivisione e confronto sulle azioni intraprese nella fase uno dell’emergenza Coronavirus, pensando già alla successiva con nuove proposte. Questo il senso dell’incontro istituzionale che si è svolto questa mattina a Chieti tra Regione, Università e Asl. Erano presenti gli assessori regionali Nicoletta Verì, Mauro Febbo e Nicola Campitelli, la consigliera regionale Sabrina Bocchino, il Rettore dell’Università “Gabriele d’Annunzio”, Sergio Caputi, e la Direzione dell’Azienda sanitaria locale al completo, con Thomas Schael, Giulietta Capocasa e Angelo Muraglia, accompagnati da Filippo Manci, direttore dell’unità operativa “Investimenti e patrimonio”.
Nel corso della riunione è stata ricordata la scelta aziendale di allestire aree Covid a Chieti e Atessa, in una logica Hub and Spoke, differenziati per il grado di complessità dell’assistenza prestata che, com’è noto, ha portato a concentrare al “SS. Annunziata” i casi più gravi e i pazienti con sintomi più lievi o avviati verso la guarigione al “San Camillo”.
«Nella prima fase si è reso necessario riconvertire diversi posti letto di Chirurgia in Medicina per poter fare fronte all’ondata di pazienti che si è riversata su Chieti – ha detto il Direttore Generale della Asl, Thomas Schael – limitando alle sole urgenze le prestazioni delle altre discipline. Ora, però, abbiamo assoluta necessità di far ripartire le attività chirurgiche e di alta specialità da Dea di II livello, al fine di dare le giuste risposte alle persone che soffrono di altre patologie, in special modo agli oncologici. Pensando quindi alle prossime settimane, la nostra proposta è ripristinare tutta l’alta specialità a Chieti e portare ad Atessa l’assistenza Covid, intensificandone i livelli di assistenza con l’attivazione di posti letto sub intensivi e, successivamente, renderlo Covid Hospital con Pneumologia, Malattie Infettive e Terapia Intensiva».
Questa l’idea della Direzione Asl, che ha incassato anche il sostegno dell’Università, assai sensibile al tema della ripresa del regime ordinario anche in funzione delle attività didattiche.
Tocca ora alla politica fare le proprie valutazioni da condividere con Università e Asl.