La Caritas Diocesana di Trivento, in comunione d’intenti con il Vescovo Mons. Claudio Palumbo e il presbiterio diocesano, «non può non registrare, come d’altronde sta avvenendo un po’ ovunque e in particolare nelle aree interne e nel Mezzogiorno, le crescenti preoccupazioni delle popolazioni del nostro territorio rispetto al progetto del Governo Meloni sull’autonomia differenziata già approvato al Senato e ora in discussione alla Camera dei Deputati».
Non solo da parte di trenta vescovi del Sud riuniti recentemente a Benevento per la difesa delle aree interne, ma ormai nella stessa Conferenza Episcopale Italiana, attraverso interventi molto chiari dello stesso Cardinale Matteo Maria Zuppi, si stanno sottolineando «i pericoli per i più poveri rappresentati dal Disegno di Legge 615 voluto dalla Lega e sostenuto dalle altre forze dell’attuale Governo».
In particolare il cardinale Zuppi ha espresso «la preoccupazione sui rischi connessi alle proposte di autonomia differenziata: il timore è che possa indebolire i legami di solidarietà che promuovono la persona e rendono coesa la comunità nazionale», ricordando che «Non c’è futuro per il Paese senza un progetto per le aree interne: ne va del futuro del Paese e delle aree metropolitane, è questione di qualità della vita nelle aree metropolitane oltre che in quelle interne».
«In buona sostanza leggendo questo Disegno di Legge – scrive in una nota don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento – è molto chiara l’idea che lo sottende e permea tutti i suoi articoli: pretendere di trattenere più risorse dal gettito fiscale della propria regione chiedendo di gestire ben 23 materie tra cui alcune delicatissime come la sanità, l’istruzione, le politiche di tutela ambientale come dell’immenso patrimonio storico-artistico».
«Siamo di fronte al progetto di una borghesia miope che mira a un attacco all’unità del Paese e a una differenziazione dei diritti dei cittadini in relazione alla ricchezza delle regioni. – continua il sacerdote – La memoria storica dei Livelli Essenziali di Assistenza nella sanità soprattutto durante la pandemia è sufficiente per rimanere fortemente perplessi di fronte ai Livelli Essenziali delle Prestazioni che si vorrebbero garantire magari su un piano minimo a tutti lasciando a chi ha più risorse e dunque alle regioni facoltose la possibilità di finanziarli a livello di eccellenza».
«Senza un’uniformità di prestazione dei servizi su tutto il territorio nazionale siamo davvero alla negazione del principio di eguaglianza dei cittadini nei loro diritti fondamentali così chiaramente espresso dalla Costituzione Italiana. Tutto questo non garantirebbe di sicuro l’unità giuridica ed economica del Paese creando una frammentazione delle competenze sul piano regolativo ma anche a livello salariale con premialità che innescherebbero difficoltà e discriminazioni tra popolazioni di regioni diverse. Non possiamo permettere di accrescere diseguaglianze già troppo elevate tra i territori mentre siamo convinti che occorra una gestione nazionale dei servizi fondamentali ai cittadini disegnando piuttosto e al più presto un progetto di accorpamento razionale delle regioni e di sviluppo equo per l’intera Italia smettendo di marginalizzare aree già troppo povere».
«La Caritas in tutte le sue attività muove la sua azione ispirata al principio evangelico della condivisione; è chiaro quindi che non può assolutamente accettare questo progetto di autonomia differenziata che, opponendosi al concetto di solidarietà e di collaborazione, vorrebbe una società fondata sulle logiche dell’individualismo e della competizione che sono davvero lontane dal messaggio del Vangelo» va avanti don Conti.
Don Luigi Ciotti, che ben conosce la fatica di chi continua a vivere nei nostri piccoli paesi di montagna, che si spopolano giorno dopo giorno, ha scritto: «Il disegno di legge sull’‘autonomia differenziata rivela una politica che persegue obiettivi diametralmente opposti a quelli del bene comune. Una politica che, invece di unire, divide, che invece di garantire l’universalità dei diritti sociali e civili trasforma quei diritti in beni di mercato, in privilegi economici, tradendo così i princìpi costituzionali, base di quel progetto ideato dai ‘padri’ della Repubblica per eliminare le disuguaglianze sociali ed economiche e per garantire a tutti i cittadini i diritti che rendono tale una democrazia: il diritto al lavoro, alla casa, allo studio, all’assistenza sanitaria. Tradimento che, nella presente circostanza, non ha peraltro nemmeno il coraggio di dichiararsi tale, ricorrendo a un uso manipolato e manipolatorio delle parole”, perché – continua don Luigi – “autonomia differenziata” è “espressione che, all’apparenza, non desta scandalo perché unisce due concetti – ‘autonomia’ e ‘differenza’ – che applicati all’esistenza umana e al contesto sociale rimandano a valori positivi. Tutti dovremmo essere riconosciuti nella nostra diversità e libertà – osserva –. Il punto è che questi concetti vengono qui applicati alla sfera dell’economico e dell’amministrativo, sicché ‘autonomia’ diventa potere di fare senza rendere conto, e ‘differenziata’ maggior potere a chi è già più ricco e forte».