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  • Caracciolo, riaprono le sale operatorie: ma l’ospedale dov’è?

    AGNONE – Per la “struttura” Caracciolo finalmente una buona notizia:  il giorno 31 luglio la scadenza della riapertura delle sale operatorie sarà finalmente rispettata: procedono a pieno ritmo i lavori di pulizia dei condotti dell’aria e la sanificazione delle sale operatorie da parte della ditta di pulizia che ha l’appalto interno. Dopo un gran parlare della necessità di intervento delle ditte esterne specializzate per la delicatezza di tali lavori, il sottoscritto rimane perplesso: visto che l’operazione poteva essere condotta brillantemente in loco, perché si è perso tutto questo tempo prima di procedere?  Sarebbe bastato un po’ di organizzazione e buona volontà per accelerare i tempi… Riapertura, ben inteso, non significa agibilità e sicurezza: c’è da augurarsi che tali operazioni siano state condotte sotto lo stretto controllo del personale di sala operatoria, e nel rispetto di tutti i protocolli relativi, che prevedono specifiche prove di controllo su aria, ambiente, ecc. in modo che le prove biologiche risultino negative, cioè accertino la non presenza di germi patogeni responsabili di possibili infezioni ospedaliere in esse, prove che devono essere eseguite alla fine degli interventi messi in atto. Sarebbe una beffa clamorosa se la chiusura permanesse per questo motivo!

    Vedremo, quindi, come si dice in giro, la presenza il giorno 31, se le illazioni sono vere, del presidente Frattura, del dottor Pirazzoli, della dottoressa Arcaro, e forse della dottoressa D’Innocenzo, per tale inaugurazione. Ma, ripeto, inaugurazione, non ripresa dell’attività operatoria chirurgica: infatti mancano gli anestesisti, e la ripresa dell’attività chirurgica non ha per adesso tempi immediati, stante la carenza di anestesisti per deficienze di organico e causa malattia purtroppo seria. Fino al 20 di agosto sarà difficile riprendere l’attività operatoria. Con mia somma sorpresa, inoltre, ho letto che a Venafro, nonostante non vi siano più reparti chirurgici, è garantita ancora la presenza h24 dell’anestesista/rianimatore, mentre al Caracciolo, dal giorno della chiusura delle sale operatorie, dove servirebbe come il pane, no. Il paradosso è che secondo le ipotesi sulla carta, Venafro è struttura in riconversione per post acuti, mentre Agnone è designato ospedale di Area particolarmente disagiata che deve garantire l’emergenza urgenza, una contraddizione grande come l’autostrada: ricordo ancora le parole di febbraio/marzo della dottoressa D’Innocenzo e del dott. Pirazzoli sul modello “strano” da loro proposto di ospedale, che non è l’ospedale di area disagiata ma un ibrido pericoloso verso una struttura in depotenziamento: e di fatto, nonostante le parole, ci siamo incamminati con provvedimenti amministrativi, dovuti a causa di forza maggiore, verso questa strada.

    Ho detto con chiarezza a loro e al presidente Frattura in tempi non sospetti che se questo è il modello che propongono per motivi politico-diplomatici, che però è un modello sanitariamente deficitario, inefficiente e pericoloso, è meglio chiudere per la sicurezza di tutti: o un “VERO” ospedale di Area Particolarmente disagiata per l’emergenza urgenza, o la Chiusura, che è molto meglio: ma non una struttura con la tabella “ospedale” che poi non lo è assolutamente. In questi giorni di ferie estive ho colloquiato con un medico di medicina di accettazione e di urgenza in vacanza, che mi ha pregato di rendere pubblica e raccontare la vicenda capitata in questi giorni ad un suo parente colpito da ictus, perché i cittadini devono cancellare dalla loro testa che ad Agnone ci sia un ospedale, e considerarsi come quelli di Trivento e Castelmauro, anzi, mi ha auspicato che se i nostri amministratori fossero intelligenti, sarebbe il caso che promuovessero la secessione dal Molise e facessero passare comuni come Agnone, Capracotta, Belmonte del Sannio,Vastogirardi, San Pietro Avellana, Castel del Giudice, Pescopennataro con l’Abruzzo: almeno potrebbero usufruire di veri ospedali per le emergenze… Con dolore e rassegnazione, ho ascoltato questo racconto: avuto l’episodio, il parente è stato trasportato ad Agnone: giunto in pronto soccorso, il medico del 118 è andato nel pallone, mentre il personale diceva : “Perchè lo avete portato qui?”. Non era possibile fare radiografie e Tac, ad Isernia la Tac era rotta, per gli esami del sangue fortunatamente è arrivato un reperibile, non c’era l’anestesista, ed è stato il medico stesso che accompagnava il parente a consigliare il personale in servizio su le cose da fare, alla fine si è dovuto effettuare il  trasporto a Campobasso, ma sull’ambulanza non c’era il medico perché  questi non poteva lasciare sguarnita la postazione, una situazione grave… Mi ha detto: “Agnone non è nemmeno un punto di primo soccorso, mancano consulenze necessarie e soprattutto il rianimatore. Sono barzellette sostenere che altri medici possono fare il rianimatore, solo l’anestesista ha tutte queste competenze. Poi, dulcis in fundo, è arrivato anche un infarto…”.

    Allora, è questa la situazione con cui bisogna fare i conti: l’ospedale dov’é? Non possiamo aspettare un giorno di più il riordino sanitario che tarda. O immediatamente si mette la lettura degli esami radiologici a distanza, si ripristina l’anestesista/rianimatore h24 nella struttura, si ritorna con protocolli ad effettuare nuovamente esami con mezzo di contrasto, e di conseguenza si ripristina la chirurgia di urgenza, oppure vi consiglio caldamente di chiudere. Di decidere, e basta. Per il bene di tutti.  E questo lo dico anche a tutti coloro che fiduciosi aspettano i provvedimenti futuri: non metto in dubbio la buona fede, ma se si sono rifatte le sale operatorie adesso si faccia funzionare l’ospedale. Il domani sarà domani. Non possiamo arrivare già morti all’appuntamento: oppure, se mi consentite, a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si indovina… Smentitemi. Un ultima cosa: chi prende uno stipendio ha il dovere di fare il massimo per la sua popolazione, perché lo stipendio è un diritto che viene erogato per il compimento di un dovere: tutti noi operatori sanitari dobbiamo ricordarcelo, perché non possiamo far pagare agli utenti i disservizi.

    Francesco Martino

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