• News
  • Cent’anni di oblio, la questione armena

    Pur nella furiosa reazione di Erdogan – negazionista paradossale dell’olocausto armeno del primo novecento, negaziosismo pressochè identico a quello che caratterizzò alcuni settori della opinione antiebraica della Shoà – rimane categoricamente acclarato ed incontestabile che lo sterminio degli Armeni (quasi un milione e mezzo di morti, ad opera del Governo ottomano del tempo, ovvero della Turchia ottomana), costituì, come giustamente ha affermato Bergoglio, il primo, grande, disumano olocausto del secolo ventesimo .

    Il Papa ne ha parlato con veemente franchezza, definendolo nel modo stesso in cui fu definito quello fortemente nefasto degli ebrei sotto il regime nazista.

    Scrittori come Marcello Flores, cattedratico all’Università di Siena, con il suo romanzo il “genocidio degli Armeni”; Antonia Arslan, con i suoi romanzi : “Viaggio senza ritorno”, “Il rumore delle perle di legno”, La Masseria delle allodole; ed Armin T.Wegner (Wuppertal 1886 – Roma 1978), testimone diretto della tragedia armena, ai quali tutti si è ispirato il film dei fratelli Taviani, documentano, senza alcuna possibilità di tentennamenti storici, la tragedia di cent’anni fa.

    In quella mattina del 24 aprile del 1917, iniziarono i “progroms” (simili a quelli che si svolsero in Russia tra il 1881 e il 1921 contro gli ebrei), da parte del Governo ottomano, predecessore di quello odierno turco.

    E furono subito morti, torture, barbarie, saccheggi.

    Cacciati dai loro villaggi, dalle loro case, frustati, malmenati, furono sottoposti, sotto minaccia delle armi, ad una lunga e mostruosa marcia, nel deserto armeno.

    Senza cibo, senza acqua, con i piedi scalzi, sanguinanti, affrontarono il “viaggio senza ritorno”.

    Sotto il sole cocente di giorno e il freddo quasi polare di notte, un milione e mezzo di persone: uomini, vecchi, donne, bambini, straziati dagli stenti, dal dolore, marciarono lungo la polvere del deserto.

    Caddero, poi, sfiniti a terra, dove rimasero orrendamente essiccati al sole del deserto, come mummie dissepolte, divorate in parte da iene ridenti, da avvoltoi e da ogni altra sorta di rapaci.

    Una strage assoluta !!

    I pochi che riuscirono fortunosamente a salvarsi, furono sottoposti alle più feroci persecuzioni, pari a quelle che caratterizzarono gli ebrei della diaspora: Francia , Spagna, Germania.

    Nella Napoli di S. Gregorio Armeno, gli armeni che vi approdarono avventurosamente, continuarono, tra nostalgia, dolori e rimpianti dei loro cari congiunti morti, nei loro sublimi mestieri ed arti, in cui gli armeni eccellevano.

    Nessun dubbio, dunque, sull’Olocausto.

    Sono pienamente ammirato dalla pietra storica che Papa Bergoglio ha voluto porre sulla terribile vicenda testè narrata.

    La lezione – pur nella continuazione delle fibrillazioni storiche e contemporanee (basti pensare ai nazismi rinascenti, alle svastiche che appaiono qua e là in tutto il mondo e naturalmente alle scritte dementi del nuovo terrorismo “sui generis”) – è sempre una : promuovere un grande processo di rieducazione sentimentale e morale per cercare di preservare la umanità dalle tentazioni bibliche degli stermini.

    di Franco Cianci  

     

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.