EMERGENZA cinghiali nel Vastese: l’Atc schiera i suoi selecontrollori togliendo le castagne dal fuoco alla Provincia.
Dove la Provincia non arriva, perché senza soldi e senza personale addetto, arriva invece l’Ambito territoriale di caccia del Vastese. Il presidente Donato D’Angelo ha affidato tutta la gestione del censimento dei cinghiali e dei successivi prelievi mediante selecontrollo all’esperto Giacomo Nicolucci. Proprio quest’ultimo ieri ha tenuto una riunione (vedi galleria fotografica in basso, ndr) con tutti i selecontrollori che già dal prossimo fine settimana entreranno in azione per un primo censimento della specie cinghiale, operazione propedeutica agli abbattimenti mediante selecontrollo che partiranno agli inizi di giugno.
«Finalmente la tanto attesa fase di contenimento della specie cinghiale entra nel vivo. – ha spiegato l’avvocato Nicolucci – Grazie alla disponibilità mostrata dall’assessore provinciale Franco Moroni, il quale ha accettato tutti i nostri suggerimenti, l’intera operazione sarà gestita non dalla Provincia, mediante il suo corpo di Polizia, come previsto in un primo momento, ma direttamente dagli Ambiti territoriali di caccia. La Polizia provinciale avrà solo un ruolo di vigilanza, come è normale che sia».
Nelle scorse settimane, incaricata proprio dall’Atc Vastese, la dottoressa Daniela Gentile ha realizzato una dettagliata mappatura del territorio, individuando i punti vantaggiosi dai quali saranno effettuati i censimenti. Si tratta di una minuziosa operazione scientifica, la prima in tutto l’Abruzzo. L’Atc Vastese dimostra così di essere un passo avanti rispetto ad altre realtà.
E così a partire dal prossimo fine settimana, i selecontrollori abilitati effettueranno un censimento della specie cinghiale, con delle osservazioni all’alba e al tramonto da quei punti vantaggiosi indicati dalla dottoressa Gentile. L’operazione prevede l’impiego simultaneo di una cinquantina di censitori, per quattro giorni consecutivi e su tutto il territorio dell’Atc. La mole di dati raccolta servirà ad avere una prima idea di massima della presenza del cinghiale sul territorio, con riferimento anche alla composizione qualitativa della popolazione di ungulati.
«A questa fase di censimento, – ha spiegato ancora Nicolucci – seguirà quella di prelievo. Un controllo della specie, con capi assegnati, effettuata praticamente a costo zero per la Provincia, perché l’intera operazione sarà a carico dell’Atc e dei selecontrollori abilitati».
Insomma i tanto vituperati cacciatori, o meglio i selecontrollori abilitati mediante i corsi approvati dall’Ispra, daranno una grossa mano, probabilmente risolutiva, all’annosa questione dei danni provocati dai cinghiali. Danni alle colture agricole, ma anche alle autovetture per via dei numerosi incidenti che ogni anno si verificano in seguito all’impatto con i grossi ungulati. La Regione Abruzzo spende ogni anno qualcosa come due milioni di euro in rimborsi per i danni causati dai cinghiali. Prevenire, anche in questo caso, è la strategia migliore.
E oltre a questo aspetto limitante sui danni, l’operazione di contenimento della specie cinghiale potrebbe rivelarsi addirittura un volano per l’economia di zona.
«Si sta inoltre lavorando, – ha aggiunto infatti l’avvocato Nicolucci – all’attivazione di una vera e propria filiera delle carni di cinghiale. Le carni derivanti dagli abbattimenti saranno monitorate dal punto di vista sanitario e ciò significa che potranno essere commercializzate finalmente “in chiaro”. Non si capisce perché in commercio, qui in Abruzzo, si debbano trovare soltanto salumi di cinghiale provenienti da altre regioni. Nel breve periodo sarà possibile trasformare anche le carni dei nostri cinghiali. Il salame di cinghiale del Vastese sarà presto una realtà, con tutte le intuibili ricadute positive per l’economia di zona. Perché la fauna selvatica, se bene gestita, non è mai un problema, anzi diventa una risorsa».
Insomma, riduzione dei danni, scomparsa del bracconaggio e del collegato mercato nero di carni senza alcun controllo sanitario e concrete prospettive di innescare una filiera e dunque un’economia attorno al cinghiale. Tutto questo è riassumibile in un solo concetto: gestione venatoria. E la gestione della specie si ottiene mediante il censimento prima e i prelievi controllati poi.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com