«Su alcuni organi di stampa in questi giorni circola la dichiarazione dell’assessore all’agricoltura e caccia della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente, sui risultati di una riunione convocata a Roma durante la quale tutti gli assessori regionali che hanno partecipato hanno concordato di richiedere con forza al Governo l’approvazione di un decreto d’urgenza per modificare la L. 157/92. Norme totalmente inadeguate che di fatto a loro dire impediscono alle regioni di intervenire sul problema cinghiali. Di fronte a tali dichiarazioni resta sbigottito».
Angelo Pessolano, presidente provinciale dell’ArciCaccia Chieti, interviene nel dibattito pubblico in merito all’emergenza cinghiali. «Le leggi ci sono, vanno solo correttamente applicate. Di fatto con la L. 157/92 è possibile intervenire con gli abbattimenti tutto l’anno, di giorno e da poco grazie ad una delibera molto contestata anche di notte (sino alle ore 24). Anche all’interno delle aree protette. – continua Pessolano – L’art. 22 della L. 394/91 prevede che gli abbattimenti devono avvenire in conformità al regolamento del parco o, qualora non esista, alle direttive regionali per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell’organismo di gestione del parco e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone autorizzate, scelte con preferenza tra cacciatori residenti nel territorio del parco, previ opportuni corsi di formazione a cura dello stesso Ente».
«A questo punto sorge un dubbio: o le Regioni sono incapaci di gestire una tale problematica, in quanto non hanno uffici tecnici adeguati con le necessarie professionalità, o il tutto è frutto di una strumentalizzazione da parte di alcune associazioni venatorie per prolungare l’attività venatoria in braccata. – accusa il presidente provinciale dell’ArciCaccia – In Abruzzo ormai come intervenire è chiaro. Il piano faunistico venatorio individua le aree non idonee, dove la presenza del cinghiale non è compatibile con le colture agricole e causa incidenti stradali, solo che in gran parte di esse gli Ambiti territoriali di caccia, in particolare nelle province di Chieti, Pescara e Teramo, con la complicità della Regione, continuano ad assegnare le zone di caccia al cinghiale alle squadre per tre/cinque anni. A questo puntoci si chiede se non sia il caso di mettere a rotazione le zone di caccia già dalla prossima stagione venatoria. Qualcuno ci ha pensato, ma sarà in grado l’assessore o chi per lui di proporre questa semplice soluzione? O come il resto degli assessori delle altre regioni è ostaggio di qualche associazione venatoria?».