«Nell’ Alto Molise in particolare, ma anche nell’Alto Vastese i sindaci dei piccoli Comuni hanno il dovere di concordare interventi imprenditoriali di interesse strategico per il territorio interno e montano e consentire il finanziamento di un progetto-pilota predisposto dal Patto Trigno-Sinello e dalla Snai che dia certezze di cambiamento anche con la programmazione dei Fondi Comunitari 2021-2027 per i quali la Regione Molise ha previsto 10 milioni di euro per la Strategia d’area. Anche i residenti nei paesi dell’interno hanno il dovere di collaborare con gli amministratori, sollecitare impegno, informarsi e pretendere resoconti e riscontri sul versante della lotta allo spopolamento, visto che riguarda il destino di tutti».
L’analisi, lucida come sempre, è di Domenicangelo Litterio, portavoce del Movimento per la difesa delle zone interne, addirittura precursore della Snai. L’esponente del mondo della scuola ormai in pensione, ma attivo dal punto di vista sociale e politico grazie proprio al Movimento zone interne, interviene a margine e sugli esiti del “Quaderno” pubblicato nei giorni scorsi dalla Caritas diocesana di Trivento, in merito ai drammatici dati sullo spopolamento che interessa tutti i centri montani tra Abruzzo e Molise.
«Il Movimento Difesa delle zone interne concorda sulla necessità di trovare pratici ed immediati riscontri da parte della politica per interventi capaci di arrestare lo spopolamento. – spiega Litterio – Le proposte, da più parti convenute anche sui tavoli regionali, devono trovare attuazione specialmente e almeno su tre settori: costo della vita, lavoro e sanità. Ad esempio, è necessario diminuire i costi per i cittadini delle zone interne, costretti a pagare servizi che in tutta Italia sono gratuiti: abbassamento della leva fiscale, eliminazione delle accise su acqua, luce e gas, eliminazione dell’addizionale regionale sulle buste paga, diminuzione delle tasse per le imprese e gli esercizi commerciali, eliminazione del bollo auto per i residenti. In merito al lavoro, attivare cooperative di comunità in ogni attività della transazione ecologica e lavori a distanza con la banda larga; avvicinamento ai centri abitati di ditte ed aziende idonee a fungere da raccordi funzionali con le grandi arterie di comunicazione e di trasporto, ma anche attività di indotto; la Zona economica speciale anche per la media valle Trigno, nel territorio già previsto dal Piano dell’Area Industriale del Vastese».
Ovvio un passaggio sui tre asset della Snai: sanità, istruzione e viabilità. «Assicurare il diritto alla salute, garanzia di continuità assistenziale, ambulanze con medico a bordo, collocate strategicamente sul territorio interno e montano. – spiega Litterio – Istruzione: abbandonare il criterio del “numero” per autorizzare il funzionamento di una classe. Il compito di organizzare la didattica e la sua pratica attuazione deve essere esclusivo degli organi collegiali della scuola e del dirigente con l’esclusione della possibilità di trasferire alunni da un Comune all’altro. Il sistema pedagogico sperimenta da tempo una didattica funzionale alla crescita equilibrata ed allo sviluppo della personalità dell’alunno, indipendentemente dal numero. Mobilità: non può essere sufficiente il rattoppo di alcuni tratti stradali, occorre manutenere il sistema viario sicuro e veloce, creare nuovi collegamenti, anche inter-regionali per agevolare i percorsi lavorativi; incentivare le forme di turismo vocate per le caratteristiche del territorio montano, ma soprattutto rendere gratuiti i viaggi sui mezzi pubblici a chi si reca fuori sede per usufruire dei servizi essenziali quali quelli sanitari, scolastici e di lavoro».
Insomma, idee chiare e proposte concrete dal Movimento per la difesa delle zone interne, che per bocca di Litterio punta l’indice sui sindaci di zona: «Ora gli amministratori a tutti i livelli non hanno scuse, hanno anche le disponibilità economiche aggiuntive offerte dal Recovery Fund – PNRR e del Fondo complementare. In questo periodo si vanno predisponendo i progetti per i fondi del Nex Generation Ue. Queste risorse non facciano la fine dell’obiettivo Uno. E vero che l’acqua va fatalmente al mare, ma non è detto che non possa soddisfare anche le esigenze degli assetati a monte e lungo il percorso. Da ora e nel corso dei prossimi tre anni gli abitanti dei piccoli Comuni interni sapranno se hanno avuto amministratori capaci».