Dopo trentuno anni di servizio alla collettività, Maria Sozio “Bucaneve” va in pensione e cede la storica rivendita di tabacchi-edicola-spaccio di Corso Sant’Antonio a Capracotta. Non una serranda che si chiude per sempre, però, alimentando la desertificazione commerciale dei piccoli centri montani dell’Appennino, ma un passaggio di consegne generazionale.
«Per la nostra famiglia oggi è una giornata molto molto particolare, una giornata in cui si mescolano ricordi ed emozioni che ci travolgono e ci portano indietro nel tempo. – spiega Giancarlo Ciolfi, figlio dei titolari della licenza dell’edicola-spaccio di Capracotta – Oggi si chiude un capitolo importante della nostra vita, un capitolo lungo 31 anni. Oggi è stato l’ultimo giorno di apertura della nostra tabaccheria, del nostro negozio che ha visto noi tutti e in particolare mia mamma al servizio della comunità capracottese per così tanto tempo. Io sento il dovere di ringraziare lei per quanta costanza e quanto amore ha messo nel proprio lavoro ogni singolo giorno in cui ha varcato quella benedetta porta, voglio ringraziare mio padre per tutto l’immenso aiuto che le ha dato e voglio ringraziare tutti i clienti abituali e occasionali che almeno per una volta ci hanno onorato con la loro presenza. Personalmente ho varcato quella porta la prima volta che avevo i calzoncini corti e le ginocchia sbucciate e lo faccio oggi per l’ultima volta da marito e padre di tre splendidi figli. Mi viene giù qualche lacrima e un po’ di pelle d’oca, questo non lo nascondo. Ma poi il sorriso prende il sopravvento, dovuto alla serena consapevolezza di aver dato tanto per quel negozietto che ha contribuito in modo importante alla crescita dell’uomo che sono oggi. Voglio, infine, augurare il meglio a Giorgio Paglione e alla sua famiglia che hanno rilevato questa nostra attività e si apprestano a scriverne un nuovo capitolo, sempre al servizio della comunità capracottese».
La notizia nella notizia, dunque, è che un giovane del posto, noto poeta, agronomo, nonché figlio del primo cittadino, magari insieme ad altri amici e soci, gestirà il nuovo corso dell’esercizio commerciale. Subirà trasformazioni e cambierà forse vita, ma sarà sempre una serranda aperta, un servizio alla comunità locale. Fino a quando ci saranno giovani del posto decisi ad impegnarsi anche dal punto di vista imprenditoriale per il proprio paese lo spauracchio della desertificazione commerciale resterà all’angolo. Anche questo è un modo per far vivere la “montagna di mezzo”, quella abitata e vissuta tutto l’anno.