l fuoco sacro dei Sanniti appiccato nel cuore delle istituzioni repubblicane. L’operazione è meramente culturale, non certo sovversiva o eversiva. Ribalta nazionale, nella mattinata di ieri, per la presentazione del dossier di candidatura a capitale della cultura 2026. L’evento culturale ha avuto come teatro la sala “Caduti di Nassirya” di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica appunto. Una conferenza stampa convocata dal senatore Costanzo Della Porta, dal titolo “Fare cultura nei territori“, che oltre al dossier di Agnone candidata a diventare capitale italiana della cultura ha visto presentato anche il nascente Reim, il registro delle eredità immateriali del Molise.
Un’occasione straordinaria, data anche dalla eslusiva sede di Palazzo Madama, che ha rappresentato, per usare le parole della professoressa Letizia Bindi dell’UniMoli, «la saldatura tra saperi, competenze e comunità» finalizzata alla salavguardia e valorizzazione dell’inestimabile patrimonio culturale materiale e immateriale della regione Molise. La cultura, dunque, forse per la prima volta nella storia del “giovane” Molise, inteso come entità istituzionale, diventa un asset strategico, «nutrimento per l’anima, ma anche strumento in grado di alimentare un inestimabile flusso turistico».
Numerose le personalità, in rappresentanza ciascuno della propria istituzione specifica, che hanno preso parte all’evento, a cominciare dal magnifico rettore dell’Università del Molise, ente capofila della filiera ististuzionale scesa in campo per sostenere il progetto. Tra i presenti anche il consigliere regionale, Andrea Greco, il vice sindaco di Agnone, Giovanni Di Nucci, gli assessori, Amalia Gennarelli, Enrica Sciullo, il cordinatore della Snai, Mario Di Lorenzo, l’ex sindaco di Agnone, Franco Paolandonio, il presidente dell’Associazione ‘La Ndocciata’, Giuseppe Marinelli, lo studioso di tradizioni popolari, Domenico Meo.
Il rettore Luca Brunese è stato chiaro nel suo breve intervento: «L’impatto dell’Universtità nella vita di un territorio non è forse immediatamente quantificabile, ma ha delle intuibili potenzialità. Quello che conta è lo spirito con il quale l’ateneo si fonda con il territorio. La professoressa Bindi ha avuto gioco facile nel convincermi della necessità che l’Università avrebbe dovuto avere un ruolo di primo piano in questa vicenda. Un’operazione che non serve tanto all’ateneo, ma piuttosto al territorio. E questo è diventato in qualche modo uno degli asset strategici del mio mandato come rettore. Riscoprire l’orgoglio di quello che si ha, l’entusiasmo identitario, che è una forza da non sottovalutare. Agnone ha tutte le carte in regola per ottenere il riconoscimento di capitale della cultura. Lo dico a buona ragione, perché sono stato nella commissione di valutazione delle precedenti edizioni e vi assicuro che il progetto di Agnone è di grande valore. Agnone, guardando il dossier, merita sicuramente i primissimi posti. Conta molto la presentazione pubblica e la percezione della vicinanza della comunità al progetto stesso; la voglia di arrivare, di centrare il risultato, possono influenzare il giudizio finale della commissione. Il Molise ha tanto, – ha chiuso il rettore – a volte non sa di avere, ma è il momento di fare un cambio di passo. Siamo sulla strada giusta».
In rappresentanza della Regione Molise, l’assessore alle Infrastrutture, Michele Marone: «Orgogliosi di questo progetto importante e ambizioso. Tutte le forze sono in campo, dalla struttura del Turismo, all’Unimol che è l’attore più importante del progetto. Il Molise può dare tanto in termini culturali, forte della identità audace come quella dei Sanniti. Agnone è il fiore all’occhiello della Regione Molise e anche del confinante Abruzzo. Insieme a tutti gli attori la Regione è pronta a fare quanto possibile perché la candidatura vada in porto».
Il senatore Costanzo Della Porta, organizzatore dell’evento in Senato: «Dobbiamo cogliere la sfida del sindaco Saia e condividere la sua battaglia, che è di tutto il Molise. La sfida è difficile, sicuramente, però abbiamo il dovere di crederci, consapevoli della bellezza del patrimonio culturale immateriale molisano che non ha pari nel mondo. Dobbiamo crederci, noi classe dirigente e noi cittadini, perché il Molise è ancora inespresso e ha tanto da dare. Agnone non va lasciata sola, ma va accompagnata alla vittoria da tutti i Comuni del Molise. La bellezza di un luogo è fatta dai cittadini che vivono in quel luogo. La delegazione parlamentare molisana è a disposizione per vincere questa battaglia. Non sarà facile, ma abbiamo il dovere di crederci».
Sulla stessa linea Leandro Ventura, direttore dell’Istituto centrale per il Patrimonio immateriale: «In Molise c’è una cultura diffusa e trasversale, che può diventare strumento di sviluppo turistico e territoriale. Gli enti locali fanno squadra, fanno rete, mai come in precedenza, ed è già questa occasione un segno di vittoria. E’ un’occasione importante di conoscenza, anche quella del registro del patrimonio immateriale, perché le banche dati del patrimonio immateriale sono fondamentali per la conservazione di questo patrimonio che altrimenti rischia di sparire nel corso del tempo, al passaggio delle generazioni».
La soprintendente Dora Catalano ha condivisio l’impegno unanime: «La Soprintendenza ha aderito al progetto e si è messa a disposizione su tutti i fronti. Agnone risulta l’unica comunità che già nel ‘700 aveva artigiani collegati al fuoco plasmatore, i ramai, gli armaiuoli, orafi, argentieri, i fonditori di campane, e anche il sindaco Saia ha qualche antenato campanaro. Comunque vada sarà un’esperienza che è attivatrice di coscienze, di consapevolezze e di culture».
Il sindaco Daniele Saia ha centrato il tiro: «E’ un onore presentare questa sfida culturale che non è solo di Agnone, ma dell’intero terriotorio dell’entroterra molisano. Il dossier, da quello che mi dicono gli esperti, ha tutte le potenzialità e le carte in regola per ottenere il riconoscimento. Agnone fa della cultura il suo essere da sempre, non certo da questo momento. Il fuoco rituale che caratterizza la nostra tradizione immateriale e che è la prima pagina del dossier, quel fuoco che deve ridare vitalità ai territori che oggi sono il margine, a quell’Appennino dove vivono 15 milioni di persone che vogliono continuare a vivere lì, a fare impresa e cultura nelle aree interne, l’ossatura del Paese Italia». Una rivincita delle aree interne, anche questa connotazione avrebbe l’eventuale riconoscimento per Agnone del titolo di “Capitale della Cultura”.
E proprio Saia ha colto l’occasione per annunciare, in occasione della prossima ‘Ndocciata, la presenza ad Agnone del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, insieme alla scrittrice Chiara Gamberale, in qualche modo madrina della manifestazione che celebra i riti del fuoco. La chiusura è stata affidata al professor Checco Tanzj, uomo di cultura e formatore di generazioni di agnonesi, tra i maggiori fautori del progetto: «Passione, fiducia e consapevolezza di cosa significi il nostro patrimonio culturale alimentano le nostre speranze. Capitale italiana della Cultura: abbiamo la consapevolezza che Agnone lo possa essere davvero, con ragioni che affondano nel tempo. Per noi agnonesi è quasi un qualcosa di scontato; la commissione dovrà prendere atto che realmente ci sono tutti gli elementi per certificarlo».
Il valore aggiunto lo ha sottolineato Letizia Bindi: «I percorsi che abbiamo raccontato in questi mesi sono un ottimo esempio di sinergia inter-istituzionale: le competenze messe in campo, terreno fertile per il lavorare insieme. Crediamo che la buona politica si debba nutrire di competenze. Non è una litania, né un pegno pagato, ma è davvero un percorso partecipato e partecipativo. Un grande processo di partecipazione dal basso. Un segnale straordinario, un grande coinvolgimento di persone e di territorio».
dalla nostra inviata a Roma, Caterina d’Alba
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