Fratelli d’Italia–Alleanza Nazionale Chieti non prenderà parte alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale di Chieti in programma il prossimo 8 gennaio.
A comunicarlo il portavoce ed ex vicepresidente della Provincia, Antonio Tavani.
«L’esperienza dell’ente di secondo livello, voluta da Renzi, è fallita e la parola deve tornare ai cittadini che dovranno essere di nuovo chiamati ad eleggere gli amministratori della propria Provincia. – spiega Tavani – L’ente che invece dovrà essere profondamente trasformato e riformato è la Regione che dalla sua istituzione, datata 1970, ha causato un’impennata del debito pubblico dovuta a costi insostenibili, ad una burocrazia pesantissima e ad una generale inefficienza. Lo scorso 4 dicembre l’intera costruzione della Riforma costituzionale, alla quale era stata comunque sottesa l’entrata in vigore e la legittimità della Legge “DEL RIO” (56/2014), è stata sonoramente bocciata dagli italiani. Dal momento che NON SONO MAI STATE ABOLITE LE PROVINCE, si sta impedendo ai cittadini di esprimere un diritto garantito dalla Costituzione (che ha istituito le Province), ossia VOTARE I PROPRI RAPPRESENTANTI. Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale non può tollerare lo scippo di sovranità che viene perpetrato ai danni dei cittadini. Dopo anni di TAGLI alla SPESA, TURN-OVER BLOCCATI e MERITOCRAZIA ZERO, ci si renda conto che nessuno si sta preoccupando delle 3 fondamentali competenze che le vengono lasciate: STRADE, SCUOLE e AMBIENTE! La Provincia di Chieti ha quasi 2.000 km di strade DISSESTATE e 50 Istituti Superiori, gran parte dei quali a rischio sismico. PER QUESTI MOTIVI, INVITIAMO I CONSIGLIERI COMUNALI, CHE SI RICONOSCANO O MENO NEL NOSTRO PARTITO, A LANCIARE UN MESSAGGIO DI FORTE PREOCCUPAZIONE A GOVERNO E PARLAMENTO, NON ANDANDO A VOTARE L’8 GENNAIO 2017. Infine, – aggiuge Tavani – è vero che non partecipiamo, ma una riflessione politica lasciatecela fare: nel momento in cui il PD esce massacrato e diviso dall’esito e dalla campagna del 4 dicembre, quello che si ostina a auto-denominarsi CENTRODESTRA non riesce a fare altro che due liste, divise anch’esse, frutto di logiche che non appartengono ai bisogni e alle preoccupazioni per le Province-fantasma».