Autonomia regionale, sanità, Patriciello, il futuro delle aree interne. Ma anche il caso Calenda, i commissari, il M5S e quel faccia a faccia auspicato da più parti, ma al quale il suo avversario politico si sottare malgrado dica di voler sostenere. Andrea Greco a tutto tondo sul Molise dell’ultimo periodo dove le vicende si accavallano e lo scontro politico si infiamma in vista della scadenza elettorale, che scossoni tellurici permettendo, è fissata al 2023. Una intervista senza filtri, vera, intensa mentre rientra da Campobasso ad Agnone, area periferica notoriamente vessata e che più di tutte soffre fenomeni deflagranti come spopolamento, mancanza di servizi e posti di lavoro. Con il capogruppo del M5S partiamo dall’ultima domanda, ovvero se è pronto ad una ricandidatura nel ruolo di presidente. “Sinceramente non ci penso – replica secco -. Al momento sono concentrato sul lavoro che insieme ai colleghi porto avanti da circa tre anni e sul quale non ci siamo mai risparmiati. Sicuramente è mia intenzione esserci anche in futuro, in che vesti lo deciderà la base dei 5 Stelle e i cittadini. Una cosa però sento di dirla da subito: chi ha portato il Molise sull’orlo del fallimento deve sparire dalla scena politica”.
A chi si riferisce, a Patriciello?
“Nascondendosi dietro le quinte da 20 anni, questo signore continua a decidere chi deve sedere sullo scranno più alto della Regione. Poco importa se il figurante di turno non sia all’altezza o commetta orrori indicibili che graveranno come macigni sul futuro dei nostri figli”.
Intanto l’europarlamentare strizza l’occhio al sindaco di Campobasso che vedrebbe bene al suo posto.
“Forse perché Roberto è una persona più affabile rispetto a me, tuttavia vi assicuro che come il sottoscritto, Gravina è un politico intransigente. Se l’intenzione di Patriciello è quella di metterci contro commette un errore madornale”.
In tempi non sospetti lei ha detto: “Se questa Regione non sa fornire risposte benché minime ai suoi cittadini, meglio che chiuda”. E’ sempre dello stesso avviso?
“Mettere in discussione un ente ‘malato’ di prebende e protagonismo ai soli fini personali, incapace di connettersi con i problemi reali dei suoi cittadini e di conseguenza risolverli, non è affatto una eresia o una bestemmia, bensì una visione realistica che ci condurrà all’istituzione delle macroregioni”.
In tal senso Patriciello ha deciso di buttarsi in avanti. Cosa ne pensa?
“Si è accodato perché consapevole che alcune dinamiche come quelle in ambito sanitario non sono più perpetrabili e, determinati vantaggi, potrebbero venir meno, dunque meglio andarsene con altre regioni. Resta il fatto che le sue motivazioni sono decisamente discordanti dalle nostre. Bene precisarlo”.
I maligni sostengono che i tempi delle ‘vacche grasse’ siano finiti, così per Patriciello è più conveniente allargare il bacino elettorale. Questi i motivi che lo hanno spinto a dire di accorpare il Molise con i cugini più nobili?
“Deve capire dove collocarsi per poi di volta in volta diventare lo ‘sponsor’ del potenziale vincitore.Quando sono nate le regioni e le province c’era un diverso assetto dello Stato ed era necessario frazionare i punti di comando. Oggi siamo difronte ad una operazione inversa. Ad esempio impensabile continuare ad avere 20 sistemi sanitari regionali come pure constatare la mostruosa sperequazione tra Nord e Sud. Ed ancora impensabile che al Sud esista una percentuale di strutture sanitarie private abnorme, circostanza che torna comodo a Patriciello tra i principali interpreti di ciò. A proposito, non ho mai capito se quando parla lo fa nelle vesti di europarlamentare o imprenditore nel campo della sanità”.
Perché secondo lei si sottrae al confronto quando pure in una recente intervista dichiara di essere pronto ad un faccia a faccia con i suoi più agguerriti oppositori?
“Teme una serie di domande alle quali i molisani vorrebbero rispondesse in maniera precisa e non aggirando l’ostacolo come è abituato a fare. Forse si sottrae al confronto anche perché negli ultimi mesi c’è stata una vicenda giudiziaria tra me e lui che svelerò in futuro”.
Innegabile come Patriciello sia d’accordo con lei per Larino centro Covid. Che fa la insegue, la copia?
“Nello scacchiere politico Patriciello è consapevole che siamo gli unici avversari credibili che dicono cose condivisibili come Larino centro Covid, oppure capaci di prendere posizione sull’autonomia regionale. Ho il vago sospetto che in mancanza di idee preferisce copiarci per apparire il salvatore della patria. La differenza con lui è che noi ci crediamo veramente e l’abbiamo dimostrato con i fatti”.
Dall’agenda politica regionale sono scomparse le problematiche delle aree interne. Questo perché lei è di Agnone e dà fastidio a Toma?
“Inizio a crederlo fermamente. Le aree periferiche sono diventate tali anche nella programmazione della giunta regionale e questo è un male assoluto. Si è arrivati al punto di accontentarsi per una lingua di asfalto mentre i reali problemi restano in tutta la loro gravità. E’ assurdo come gli amministratori di zona invece di battersi per politiche che garantiscano progetti lungimiranti si accontentino di elemosinare il rattoppo di qualche arteria. Non saper cogliere l’opportunità che paradossalmente ci viene offerta dall’emergenza sanitaria, equivale a non voler pianificare la rinascita di territori ricchi di storia, cultura e tradizioni che così facendo rischiano di estinguersi definitivamente”.
Sanità pubblica e privata. Dopo l’estromissione del generale Giustini cosa si aspetta dai nuovi commissari.
“Mi aspetto come tutti i molisani che mettano in pratica quanto chiestogli dal Governo nel decreto di nomina. Quindi rivedere i rapporti con i privati accreditati e rimettere in ordine il palese sbilanciamento tra strutture pubbliche e private per far sì da interrompere la spirale mortale che deve farci uscire quanto prima dal piano di rientro. Inoltre resta fondamentale un’azione incisiva su Asrem per quanto concerne il reclutamento di personale (medici, infermieri, tecnici e Oss) e l’ammodernamento del parco tecnologico nei vari ospedali che ormai erogano servizi a singhiozzo, mentre si continua ad investire in cemento”.
Nel frattempo la maggioranza Toma accende un mutuo di 40 milioni di euro.
“Toma si è presentato come il mago dei bilanci, ma non è riuscito a fare meglio di accendere un mutuo che come una spada di Damocle si abbatterà sulla testa dei molisani. Mia zia, professione massaia, avrebbe fatto decisamente meglio. A pensar male si fa peccato, ma ho la vaga sensazione che questa sia l’ennesima disperata mossa di un uomo solo che invece di puntare con forza su quanto chiede l’Europa, digitalizzazione, piano energetico, agricoltura di qualità, tanto per citare alcuni esempi, preferisce avviare la campagna elettorale con netto anticipo”.
Caso Filomena Calenda. Cosa ha pensato quando la consigliera nel giro di poche ore è passata dalla mozione di sfiducia a Toma ad un posto in giunta.
“Ho rivisto vecchi schemi politici che credevo non esistessero più. Invece mi sono dovuto ricredere. Contestualmente mi sono convinto che parole come coerenza, affidabilità e correttezza appartengono al Dna del MoVimento che malgrado qualche svista o se vogliamo errore in ambito nazionale, in Molise resta l’unica alternativa valida ad un governo che ha dimostrato di pensare esclusivamente a coltivare il proprio orticello”.
Greco, in definitiva cosa pensa della vicenda che ha coinvolto Maurizio Tiberio, braccio destro di Toma, vittima di una presunta aggressione, e la querela che la giunta regionale ha inteso presentare nei confronti di una collaboratrice di Iorio.
“Le rispondo come ho scritto in un recente post pubblicato sulla mia pagina. Un personaggio pubblico deve essere pronto a subire critiche, anche severe. Così come credo debba dare il buon esempio e cercare – sempre – di stemperare gli animi, piuttosto che gettare benzina sul fuoco. Inoltre è imbarazzante come in maniera spregiudicata si continui con la ricerca di ‘mandanti morali’. Invece di cercare presunti ‘mandanti’ del chiaro e crescente malcontento, bisogna porsi qualche domanda. La ricerca del nemico è una pratica becera, usata dai peggiori regimi della storia, per oscurare la voce democratica delle opposizioni. I molisani sono le vittime di una politica miope, che chiude loro ogni porta. Al contrario bisogna iniziare ad ammettere e riflettere sui propri errori, parlare con le persone, invece di rimarcare la presunta superiorità o l’essere ‘per bene’. In merito la seconda domanda è palese di essere di fronte ad una squallida resa dei conti nel centrodestra dove con un pretesto si vuole colpire una cittadina la cui unica colpa è quella di collaborare con chi spesso non è stato d’accordo con l’attuale maggioranza in Regione. Se per fare ciò poi si utilizzano i denari dei contribuenti, allora dico che la politica è morta e seppellita in tutti i sensi”.