Un uomo, sulla settantina, richiesto del perché non frequenti il Circolo di Conversazione San Pio di Agnone, ha risposto: E mica so viecchie ioje! (Non sono mica vecchio io!). In questa risposta sta tutto il disagio di doversi sentire vecchio.
La nostra società super digitalizzata, edonistica, irriflessiva, sconsiderata, permette che crescano l’egoismo, l’individualismo, l’egocentrismo e, di conseguenza, permette che si scateni, contro i vecchi, l’animalesca, insita nell’animo umano, cattiveria del selvaggio (alla morte per Covid di un ottantenne, molti giovani dissero…era vecchio…quanto ancora voleva campare). Per il selvaggio, chiaramente analfabeta e ignorante, l’uomo vecchio o è un malfattore da punire perché troppo voglioso di vivere a lungo oppure è un essere sgradevole, da allontanare o isolare con il disprezzo o con l’indifferenza al suo dolore e alla sua morte.
Il vecchio, insomma, è un elemento di disagio sociale, disturbo, seccatura, impedimento. Nella famiglia è un peso seccante, un parassita a meno che non abbia un bel patrimonio. È un inciampo nella convivenza, nella vita sociale, nei viaggi, negli incontri familiari o di amicizia. Occorre nutrirlo, sorreggerlo, difenderlo. Se poi il vecchio è una donna, beh, allora la repulsione che ispira è ancora maggiore. Il selvaggio dimentica che quella donna lo ha partorito, lo ha allattato, lo ha amato più di se stessa.
Succede, così, che il vecchio si ritrovi in una società, cosiddetta civile, che cammina ben lavata e ben pettinata, molto attenta all’educazione e al savoir-faire, ma una società che sa solo istituire ospizi per i vecchidopo averli incolpati della loro debolezza e i loro acciacchi e verso i quali può esserci compassione, ma mai simpatia o amore, pietà, ma mai stima.
Eppure, la storia sta dimostrando che, tra giovani e vecchi, la differenza sta solo nei muscoli o nel cervello: nel mondo cattolico il vecchio diventa Papa; nei consigli di famiglia il vecchio è portatore di saggezza ed esperienza; nel mondo scientifico sono i vecchi che maturano le migliori soluzioni così come nel mondo professionale. Nel mondo politico, infine, sono tantissimi gli esempi in cui le differenze lasciano il tempo che trovano: se è vero che Donald Trump ultrasettantenne, con il suo cerone e le sue parrucche, non dà certo l’idea di un saggio, è altrettanto vero che il giovanissimo nord coreano Kim Jong-nu è un pericolo pubblico numero uno; se è vero che il vecchio Mattarella si presenta con le carte in regola, è altrettanto vero che diversi giovani politici italiani danno i numeri.
Per tornare ai fatti nostri di Agnone, del circolo San Pio, della sua scarsa frequentazione da parte dei giovani perché considerato alla stregua di un ospizio, va detto che, nel buio della gestione pandemica da Covid19, nel buio delle iniziative politiche e amministrative molisane, tutte prese a giocare la guerra dei bottoni per accaparrarsi la poltrona di sindaco del paese, in tanto assurdo e inconcludente parlare, il Circolo San Pio ha avvertito la necessità di fermarsi un momento, staccarsi dai pc, imparare a porsi domande e interrogare, cercare risposte e chiedere che si diano risposte “vere” alle questioni vere, che riguardano la vita di ognuno di noi, senza dimenticare il bisogno di memoria, il bisogno di pensare, il bisogno di imparare finché c’è vita.
In questo contesto, il Circolo di Conversazione San Pio di Agnone, non appena si sono allentate le maglie del lockdown, in poco tempo e con scarsi mezzi a disposizione, ha organizzato ben 11 pomeriggi culturali: 1. Attività Fisica con Giovanni Di Nucci ; 2. Aneddoti locali con Domenico Di Nucci; 3. Protezione anziani in tempo di Covid con Vincenzo Scarano; 4. Melodie Dialettali con Antonino Patriarca e Domenico Meo; 5. Molise, una piccola Regione nella Grande Storia con Franco Valente; 6. La scuola in tempo di Covid con Tonina Camperchioli e Linda Marcovecchio; 7. Importanza della Postura con Pasquale Senatore; 8. Associazioni d’Arma in campo contro il Covid con Sergio Testini e Mario Petrecca; 9. Regione Spezzata con Enzo Delli Quadri e Sergio Sammartino; 10. L’Artrosi con Antonio Carosella; 11. Alimentazione con Bianco Maria Luigia
Pertanto, nessuno dovrebbe porre distinzioni tra vecchi e giovani e nessuno dovrebbe permettersi di utilizzare termini che sanno di disprezzo piuttosto che di rispetto, il rispetto dovuto per la voglia mai cessata di essere utili alla società, il rispetto per l’esperienza accumulata messa a disposizione della comunità e ancor di più il rispetto per aver saputo resistere al tiranno dei tiranni: il tempo. Peraltro, la vecchiaia tocca a tutti e chi ng’arriva se ngazza (detto locale che sta a significare: chi non può viverla se ne dispiace).
Enzo Delli Quadri