«Secondo una strampalata tesi del mondo animal-ambientalista, il proliferare dei cinghiali sul territorio italiano è causato dall’attività venatoria la quale, mettendo sotto stress gli animali, li indurrebbe a fare più cuccioli. Viene così a cadere l’ennesimo tabù del mondo animal-ambientalista che fino ad oggi affermava che l’attività venatoria comportasse la riduzione o, peggio, la distruzione della fauna selvatica. Se la teoria del mondo animal-ambientalista fosse vera, allora l’attività venatoria non dovrebbe più essere accusata della riduzione della fauna selvatica, ma essere accreditata come elemento essenziale per favorirne l’espansione».
E’ quanto dichiara l’europarlamentare Sergio Berlato, presidente nazionale dell’Associazione per la Cultura Rurale.
«Se il frastagliato arcipelago animal-ambientalista vuole a questo punto dimostrarsi coerente con le proprie affermazioni, ci aspettiamo una conseguente proposta di legge per estendere i periodi di caccia e l’incremento dell’elenco delle specie cacciabili in modo da favorire, grazie alla caccia, l’incremento della fauna selvatica, soprattutto quella considerata in cattivo stato di conservazione. – aggiunge il parlamentare europeo – In effetti il mondo animal-ambientalista non può affermare il tutto ed il contrario di tutto in base alle proprie convenienze.
Delle due l’una: o la caccia è da considerare come attività dannosa che porta all’estinzione delle specie di fauna selvatica, oppure deve essere considerata anche in Italia come viene giustamente considerata nel resto del mondo e cioè come indispensabile strumento di gestione della fauna selvatica e di conservazione degli habitat naturali».