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  • La Ndocciata di Agnone al convegno nazionale: “La notte in fiamme”

    FROSINONE.  “La notte in fiamme: i fuochi rituali nelle feste popolari dell’Italia Centrale”, è il tema del convegno nazionale tenuto nei giorni scorsi a Rocca d’Arce in provincia di Frosinone dove si sono dati appuntamento i cerimoniali del Centro Italia di Agnone: Le ‘Ndocce; Fara Filiorum Petri (Chieti): Le Farchie; Pitigliano (Grosseto): La Torciata di S. Giuseppe; Rocca d’Arce (Frosinone): Ballo e Rogo della Signora; San Marco in Lamis (Foggia): Le Fracchie; Sonnino (Latina): Le Torce; Villavallelonga (Aquila): Festa di Sant’Antonio Abate.

    L’evento è stato organizzato dall’associazione onlus Lòm che si occupa dello studio e dalla valorizzazione della cultura locale e popolare in Italia, in collaborazione con l’amministrazione comunale e la Pro Loco di Rocca d’Arce. Thora Fjeldsted, islandese trapiantata in Italia, ricercatrice all’Università di Rotterdam e animatrice di Lòm nell’introdurre i lavori sostiene che “le feste popolari sono in assoluto tra i patrimoni più belli e originali, ma anche meno celebrati, presenti in Italia. È vero, alcune di queste tradizioni, come il Palio di Siena, i Ceri di Gubbio, o il San Domenico di Cocullo hanno raggiunto una grande visibilità. Ma il fatto è che quasi ogni paese ha o aveva la propria festa e il suo rito. Ancora ne rimangono decine se non centinaia praticamente sconosciute eppure uniche e interessantissime”.

    Chiediamo a Fabrizio Frascaroli, grande attivista di Lòm, ma il fuoco in tutto questo che c’entra?

    Stiamo facendo studi sistematici sulle feste popolari in tutta Italia, i primi risultati sono chiari: il fuoco è l’elemento rituale più comune da sud a nord, dall’inverno all’estate. Ci è quindi sembrato che fosse normale iniziare da qui”.

    Iniziare cosa?

    Iniziare a creare contatti, una rete se vogliamo, tra diverse realtà italiane che magari non si conoscono ma hanno forme di ritualità e valori condivisi. Andando in giro, tante comunità hanno segnalato un forte desiderio di apertura e confronto con altre realtà, ma spesso non hanno il tempo o i canali per realizzarlo. Il nostro compito è quindi facilitare scambi di questo tipo, che riteniamo possano essere molto positivi per la crescita dei territori. Per ora i fatti sembrano darci ragione”.

    In che senso?

    “Questo è già il secondo evento sui riti del fuoco che organizziamo quest’anno assieme a dei partner locali. Il primo è stato a Pitigliano, in Toscana, lo scorso 17 marzo. L’esito è stato così positivo da accendere subito nei partecipanti la voglia di un nuovo incontro, per il quale, tra l’altro, abbiamo avuto ancora più adesioni che per il primo”.

    La delegazione agnonese in rappresentanza dell’Associazione “La Ndocciata Patrimonio d’Italia per la tradizione”, ha partecipato con Gerardo Vechiarelli, Renzo Di Pasquo, Giuseppe Di Tullio e Domenico Meo, quest’ultimo che sta lavorando alacremente alla stesura di un nuovo volume monografico sulla Ndocciata di Agnone, tenendo fede ai canoni inerenti i moderni studi sulle tradizioni popolari, ha disquisito sulle “ragioni dei fuochi rituali” nel terzo millennio rimarcando che per cercarne un “senso” è meglio guardare al presente e all’insieme delle relazioni anziché rifugiarsi, con superficialità, nella più che menzionata “notte dei tempi”.

     

     

     

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