Dal 2012 in terra molisana (e non solo) stiamo conducendo moltissime battaglie, tutte all’insegna della legalità e dell’etica pubblica. Nonostante ciò, le illegalità e la corruzione in Molise resistono e sono quelle che certa politica non vuole affatto che finiscano. Ricordo che pochi giorni fa è stato esplicitamente Cantone, a capo dell’ANAC, a fare riferimento proprio al Molise documentando, con atti alla mano, come in campo sanitario siamo la regione che meno ha ottemperato alla normativa anticorruzione in vigore ormai da quattro anni. Proprio queste evidenze caricano di maggiori responsabilità la politica in relazione a quelle mancanze che invece pare non ci sia modo di far terminare. Alludo in particolare alla più volte sollecitata necessità di una Commissione Regionale Anticorruzione indipendente ed autonoma, proposta sia all’amministrazione regionale uscente che a quella in carica senza mai aver ricevuto un briciolo di risposta. Da ultimo, è di pochi giorni fa la proposta di istituire un Osservatorio Regionale Antimafia in Molise e dopo oltre venti giorni dalla prima proposta, diffusa da tutti i media locali, non c’è un solo politico interessato al progetto peraltro già esecutivo in altre regioni. Quando mi imbatto in una politica di questa specie torno a leggere l’art. 54 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Riportate in questi contesti, mi sembrano parole obsolete e dimenticate. Ricordo che “disciplina” significa rispetto rigoroso delle leggi e delle regole e “onore” indica autorevolezza e dignità dell’istituzione che chi è chiamato a svolgere pubbliche funzioni è tenuto ad dimostrare. Qui in Molise (ma credo nel resto del Paese) si aspetta sempre la magistratura che peraltro interviene quando i reati sono già stati commessi e il danno è già stato fatto. Occorre che, almeno da parte della cittadinanza e della società civile si prenda atto della questione morale e la si affronti con determinazione e senza distinguo di sorta, rifiutando raccomandazioni, compromessi e scorciatoie varie. A me sembra che da noi la politica non abbia questo ruolo propulsivo. La partita si gioca oggi tra onesti e disonesti, tra persone perbene e affaristi, tra chi utilizza la politica per perseguire il bene comune e chi invece la utilizza per ottenere benefici personali. Sono concetti che potrebbero apparire scontati e, forse, lo sono, ma che è sempre bene ricordare: a buon intenditor poche parole! Rimarco questi concetti ancor di più in occasione della proposta di istituire un Osservatorio Antimafia che vuole essere una spinta ad arginare fenomeni di illegalità e allo stesso tempo assunzione di responsabilità. Tutti i politici locali possono fare qualcosa per rendere questo progetto una realtà, invece, regna un silenzio assordante e continuo. Credo che presto, molto presto, verrà il tempo di tirare le somme, anche se oggi dopo questo scritto conterò molti nemici. Alcuni di quelli di oggi, lo so, sono amici futili. Preferisco pensare che i veri amici siano quelli con una sola parola, sono pochi ma per mia fortuna ci sono. Pretendo da cittadino che oggi in questa regione debba passare questo messaggio: la sana politica deve combattere le mafie e la corruzione, se non lo fa è collusa e complice. Non è più tempo per il silenzio, occorrono i fatti e i cittadini devono fare la loro parte prima che sia troppo tardi. Sono convinto che il senso della legalità non si trovi solo nelle parole, ma alberghi soprattutto in fondo al nostro impegno concreto.
Vincenzo Musacchio
Direttore Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise