La battaglia per la salvaguardia del “Caracciolo” non conosce confini regionali e unisce, con forza e determinazione, le comunità delle aree interne. A ribadire questo sostegno sono due voci autorevoli dell’altra sponda del Sente: la sindaca di Castiglione Messer Marino, Silvana Di Palma, e il primo cittadino di Schiavi di Abruzzo, Luciano Piluso. Entrambi hanno scelto di schierarsi senza esitazioni al fianco di Agnone, denunciando la progressiva erosione del diritto alla salute e chiedendo con fermezza di non arretrare di un solo passo. Se i ministeri continueranno a chiudere le orecchie alle richieste del territorio, la strada è tracciata: quella giudiziaria.

“Il rispetto della legge – ha dichiarato senza mezzi termini la sindaca Di Palma – si tutela nelle aule di tribunale. Questa battaglia di civiltà non può essere rinviata ulteriormente: i giudici dovranno ascoltare le nostre ragioni”.
Con la concretezza di chi ha già sperimentato la forza della mobilitazione, Di Palma ha portato un esempio diretto: “Quando ci hanno tolto il medico a bordo dell’ambulanza del 118 di Castiglione, non siamo rimasti fermi a piangerci addosso. Ho minacciato esposti in Procura e ricorsi al Tar. I cittadini hanno fatto la loro parte, denunciando ogni giorno il disservizio. Il risultato? Dal 1° ottobre il medico tornerà a bordo del nostro 118. È la dimostrazione che reagire serve e che non bisogna accettare passivamente decisioni calate dall’alto”. Un monito chiaro, che suona come un consiglio diretto al sindaco di Agnone, Daniele Saia: non mollare, non arretrare. Se necessario, percorrere tutte le vie legali, fino al Consiglio di Stato.

Accanto alla voce decisa della pediatra Di Palma, si è levata anche quella del sindaco di Schiavi di Abruzzo, Luciano Piluso, che ha ribadito la centralità dell’ospedale Caracciolo non solo per il Molise ma per l’intera area montana abruzzese: “Il Caracciolo è un presidio indispensabile, un punto di riferimento vitale per i nostri cittadini. Qui non è in gioco solo la sopravvivenza di un ospedale, ma la dignità di intere comunità che già vivono quotidianamente il peso dell’isolamento e della mancanza di servizi. Difendere Agnone significa difendere anche l’Abruzzo interno”.

Il messaggio che arriva dall’altra parte del confine è chiaro e inequivocabile: la lotta per l’ospedale di Agnone è una lotta di tutti. Non solo dei molisani, ma di un intero territorio che, al di là dei confini amministrativi, rivendica il diritto alla salute come principio universale e irrinunciabile. E la determinazione dei sindaci abruzzesi suona come una promessa: al fianco di Agnone non ci saranno semplici alleati, ma veri compagni di battaglia, pronti a difendere con i fatti – e se serve nelle aule giudiziarie – l’ultimo baluardo di sanità pubblica rimasto in queste montagne.